by Walter Macorig | 14 June 2012 | Blog

Oggi a Padova si è tenuto il seminario AIF “Apprendere in modo non formale e informale con le nuove applicazioni social“, il programma completo lo trovate nel nostro precedente articolo qui.
Bruno Pacquola, organizzatore dell’evento e delegato AIF, ha aperto i lavori introducendo il tema. Spiega che l’idea gli era venuta ancora alcuni mesi fa analizzando uno studio della comunità europea nel quale si evidenziava l’importanza degli strumenti di tipo Web 2.0 per favorire i processi di formazione ma al contempo si indicava che non c’è ancora una piena consapevolezza delle potenzialità da parte degli operatori del settore.
La giornata odierna si inserisce quindi nel contesto di dare spazio a questi temi sia fornendo un inquadramento generale che raccontando i casi studio sviluppati dai alcuni formatori di AIF.
A questo punto mi viene data la parola ed io tratto il tema dal punto di vista delle imprese con una mia relazione “Impresa 2.0: dal Web 2.0 ai nuovi modelli organizzativi d’impresa nell’era digitale” nella quale espongo il punto di vista e gli impatti del tema Web 2.0 soprattutto nelle imprese.
Il secondo relatore è Gianni Marconato, professore dell’Università di Padova e Verona. E’ un profondo sostenitore degli strumenti Web 2.0: ci cita almeno una dozzina di comunità social network da lui gestite e che trattano il tema della formazione. Marconato sviluppa il tema degli ambienti di apprendimento: ovvero ambienti navigabili, aperti, ricchi di risorse, con strutture fluide, che possono favorire i meccanismi dell’apprendere… In tal senso i social network possono fungere allo scopo diventando degli straordinari attivatori dei sistemi di apprendimento. Accenna all sua case history di social network “La scuola che funziona” nella quale sono stati sviluppati questi temi.
E’ quindi la volta di Clementina Marinoni della Fondazione Politecnico di Milano che ci presenta il progetto europeo “Connect” che riguarda lo creazione di comunità virtuali per lo sviluppo di processi di apprendimento non formale e informale attivati dall’uso di strumenti Web 2.0.
Le persone discenti attraverso i principi del costruttivismo sono state attivamente coinvolte nella creazione dei contenuti formativi usando strumenti innovativi: blog, live-room, visual CV, slideshare, poll, foto peach, google docs ed altro… tutti i partecipanti hanno lavorato sulle aree dello studio delle lingue straniere e delle crescita professionale.
Il progetto è stato molto interessante e molto positivo per i partecipanti. Ci sono state comunque alcune criticità ma forse quella più rilevante riguarda il ruolo dei formatori tutor che sebbene fossero persone molto preparate hanno manifestato una inadeguatezza di attitudine verso il web: i formatori di vecchia scuola, i più maturi in termini di età, hanno fatto dimostrato molta difficoltà a districarsi nel progetto. In progetti analoghi bisogna assolutamente prevedere delle sessioni di formazione ai formatori.
Anche la pubblica amministrazione non è insensibile a questi temi di formazione avanzata. Ce ne ha parlato Martina Semenzato – direzione Risorse Umane – del Comune di Venezia. All’interno di questa amministrazione già da qualche anno si sta vivendo una vera e forte rivoluzione culturale: le pratiche Web 2.0 sono state volute e spinte da un gruppo di dirigenti e hanno portato a risultati straordinari. L’ambito di applicazione più interessante è stato quello rivolto al processi di apprendimento. Utilizzando blog, forum, wiki, podcast, social network e community le persone sono state coinvolte in nuovi modelli formativi dando risposta alle esigenze di obiettivi didattici ma anche hanno imparato nuove modalità organizzative di tipo innovativo.
Grazie al Web 2.0 infatti è stata operata una rivoluzione culturale interna al comune che vede una sostanziale ristrutturazione negli aspetti di collaborazione, formazione e comunicazione.
Un fattore critico di successo o meglio una buona prassi che Semenzato ci ha suggerito è quella di ingaggiare nel progetto un primo nucleo di persone fortemente interessate ed appassionate al Web che possano fungere da traino coinvolgendo tutti gli altri colleghi.
Devo ammettere che quanto presentato mi ha molto colpito: ho trovato dei casi interessanti e molto avanzati, molto più avanzati di quanto non pensassi di trovare. Sebbene probabilmente la larga parte ancora della formazione viene svolta con modalità tradizionali esistono tuttavia dei formatori avanzati e indirizzati all’innovazione che non solo sperimentano ma portano in esercizio complesse ed avanzatissime soluzione di Learning 2.0.
by Redazione | 5 June 2012 | Blog
AIF – Associazione Italiana Formatori – ha organizzato un seminario di aggiornamento professionale nel Veneto dal titolo:
“NUOVE ICT – WEB 2.0: APPRENDERE IN MODO NON FORMALE E INFORMALE CON LE NUOVE APPLICAZIONI SOCIAL NETWORK, INSTANT MESSAGE, NEWS GROUP, BLOG, WIKIS, PODCAST, HR2.0“.
Il seminario si svolgerà dalle ore 14.30 alle ore 18.00 presso il Centro Conferenze Alla Stanga della Camera di Commercio di PADOVA – Piazza Zanellato n. 21.
Da alcuni anni nel WEB è in atto un radicale processo di trasformazione che sta portando ad una nuova visione della rete basata sulla collaborazione tra gli individui, sulla produzione distribuita dei contenuti, sulla possibilità di disporre di dati e di informazioni indipendentemente dal luogo, dal tempo e dal supporto utilizzato.
Con la diffusione delle nuove tecnologie gli scenari evolutivi legati allo sviluppo delle competenze individuali e organizzative portano ad un ripensamento dei processi di apprendimento e di formazione, creando le condizioni per un ridisegno degli aspetti essenziali delle dinamiche di costruzione del sapere. Inevitabilmente il formatore deve relazionarsi in modo responsabile anche con le nuove reti sociali che i sistemi multimediali hanno sviluppato con impressionante progressione . L’obiettivo del seminario è quello di analizzare l’impatto della diffusione delle nuove ICT , WEB 2.0. in particolare, sui modelli di apprendimento, di formazione e della stessa organizzazione del lavoro, con interventi che puntano ad integrare gli aspetti teorico- metodologici con le pratiche emergenti.
RELATORI
- Walter Macorig, esperto di innovazione e miglioramento delle performances aziendali legate all’utilizzo di nuove tecnologie presso MAS Management Network
- Gianni Marconato, psicologo e formatore, professore a contratto presso l’Università di Padova e Verona
- Clementina Marinoni, responsabile Area Valorizzazione Risorse Umane, formatrice, esperta di empowerment e riconoscimento delle competenze, presso la Fondazione Politecnico di Milano.
- Martina Semenzato, esperta di processi di apprendimento presso il Servizio Formazione – Direzione Risorse Umane del Comune di Venezia
PROGRAMMA
Ore 14.30
REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
Saluto e introduzione della Presidente di AIF Veneto Anna Malaguti e avvio dei lavori
Ore 14.45
PRESENTAZIONE SEMINARIO Bruno Pacquola
Socio AIF, Formatore-Consulente
Ore 15.00
Walter Macorig
Entreprise 2.0.: dal Web 2.0. ai nuovi modelli organizzativi d’impresa nell’era digitale
Ore 15.30
Gianni Marconato
Ambienti di apprendimento networking-oriented, un’opportunità ancora lontana? Spunti per l’azione.
Ore 16.00
Clementina Marinoni
In che misura è possibile facilitare lo sviluppo delle skill digitali e per la vita attraverso l’apprendimento informale in rete e nelle comunità virtuali? Racconto di un’esperienza europea
Ore 16.30
Martina Semenzato
L’analisi delle potenzialità delle nuove tecnologie Web 2.0. nello sviluppo dei processi di apprendimento-formazione nella P.A. locale: alcune riflessioni del Servizio Formazione, Direzione R.U. del Comune di Venezia
Ore 17.00 DIBATTITO
Ore 18.00 CHIUSURA LAVORI
by Redazione | 30 May 2012 | Articoli, Blog
Un aspetto che la crisi finanziaria iniziata nel 2007 ha messo in luce, è la carenza in molte nostre PMI della cultura “finanziaria”. Spesso la gestione dei delicati aspetti finanziari infatti viene delegata ai responsabili degli uffici amministrativi i quali, in molti casi, mancano della necessaria competenza o adeguata formazione.
Quando gli elementi principali erano gli aspetti economici e non, come oggi, quelli di natura finanziaria, le nostre PMI hanno saputo esaltare aspetti come la flessibilità, lo spirito d’iniziativa, il “fiuto” per gli affari e la tenacia nel perseguire la propria mission.
La miopia per gli aspetti finanziari è oggi però tale da produrre situazioni che possono fuorviare l’imprenditore nella gestione della propria impresa, dando una rappresentazione della situazione tendente ad esaltare solo alcuni aspetti del complesso e sistemico sistema aziendale. Dietro risultati economici esaltanti si può infatti celare una situazione di tensione finanziaria e di crisi di liquidità che, nel medio-lungo periodo, può anche portare al default dell’azienda. Ancor più nei momenti di crescita aziendale, la gestione della finanza viene spesso trascurata e relegata ad ruolo di secondo piano, succube delle più pressanti e rilevanti questioni di natura commerciale.
Pianificazione finanziaria, valutazione degli investimenti, monitoraggio dell’equilibri di breve periodo sono aspetti che vengono demandati all’area amministrazione che si ritrova spesso a doverli gestire direttamente con le banche che, sempre più in questi ultimi anni (prima della crisi infatti l’accesso al credito era molto più facile e richiedeva spesso verifiche sommarie da parte degli istituti di credito), stanno diventando molto restie a concedere liquidità alle imprese. Oggi le banche devono infatti fare i conti con la crisi finanziaria e con la conseguente carenza di liquidità; per rispettare infatti i paletti imposti da Basilea 2, gli istituti di credito esposti per avere in portafoglio titoli di stati soggetti a pesanti svalutazioni, devono di fatto chiudere, o quanto meno allentare, i rubinetti che hanno permesso alle nostre imprese di crescere nel passato.
La dinamica del credito in Italia fa emergere tra la fine del 2011 e il primo trimestre del 2012 “effettivi indizi di credit crunch”, soprattutto a danno delle imprese di minori dimensioni.
E’ quanto fotografa l’Istat nel rapporto annuale del 2012 sulla situazione del dell’Italia.
La solidità dell’impresa, si legge nel rapporto, “ha un ruolo significativo autonomo nel ridurre la probabilità di non ottenere il credito richiesto a prescindere dalla dimensione dell’impresa, ma nei settori manifatturieri e dei servizi la penalizzazione dovuta alla dimensione non è pienamente compensata dall’essere in buone condizioni economiche”.
by Redazione | 25 May 2012 | Articoli, Blog
È vero che giocando si impara a fare i manager? Dall’esperienza MAS si direbbe proprio di sì…. Nulla di meglio dei giochi di ruolo, giochi che seguono il principio del “learning by doing” per imparare attraverso l’esperienza diretta.
I business game sono infatti strumenti di simulazione della realtà che, nell’ambito di un progetto formativo, aiutano ad affinare le capacità decisionali, a capire come aumentare la competitività dell’impresa e mettere in pratica attraverso il gioco ciò che si è appreso nella teoria. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le caratteristiche che contraddistinguono un business game qualunque:
- è incentrato sulla simulazione della gestione dell’impresa e per tale motivo ha l’obiettivo di favorire l’apprendimento di tecniche specifiche di gestione
- migliora l’approccio strategico
- migliora la conoscenza delle problematiche e circostanze critiche che le diverse funzioni aziendali devono affrontare
- affina le capacità decisionali soprattutto a livello di efficacia delle scelte adottate e di tempo a disposizione
- sviluppa le capacità dei partecipanti quando si deve operare in emergenza
- incentiva lo sviluppo del lavoro in team
- incentiva l’emergere di caratteristiche quali la leadership
Per questo molte aziende decidono di inserire nei pacchetti formativi i business game per i propri manager e non solo, come ad esempio il beer game, che trova tipicamente il suo impiego nell’ambito dello studio delle prestazioni della supply chain. Tale gioco permette di analizzare come la mancanza di integrazione, comunicazione, pensiero olistico e sistemico provochino numerose distorsioni nelle informazioni scambiate tra i vari stadi della catena di fornitura, creando inefficienze generanti eccessivi costi logistici.
I consulenti di MAS ritengono dunque fondamentale il fattore esperienziale legato al “learning by doing”, e in questo possono aiutare le aziende a trovare il modo migliore per ricreare le dinamiche effettive che costantemente devono affrontare.
by Walter Macorig | 23 May 2012 | Blog

Si è tenuto oggi alla fondazione CUOA l’evento “EuroCloud Day 2012” un convegno sul tema attualissimo del Cloud Computing organizzato in contemporanea in diverse città europee con interventi in videoconferenza tenuti da autorevoli referenti della Commissione Europea e con presenze locali per testimonianze di casi di successo nelle aziende.
EuroCloud Day, usando le stesse parole degli organizzatori, si definisce come
The largest online distributed Cloud Conference in the World
Ricordiamo a chi non lo sapesse che per Cloud Computing ci si riferisce a tutto quell’insieme di strumenti, metodologie e tecnologie che portano soluzione Informatiche facendole fruire da remoto attraverso la rete: in sostanza “programmi informatici” – di tutti i tipi per uso aziendale e personale – che vengono utilizzati subito pronti, chiavi in mano, fruiti direttamente da Internet su computer e palmari. Vedi su wikipedia la definizione di Cloud Computing.
Dopo l’apertura di rito siamo subito stati proiettati nello spirito dell’evento grazie alla videoconferenza in tempo reale che ci ha tenuto J.P. Billotte, presidente di EuroCloud Europe, che da Bruxelles ci ha introdotto ai temi della giornata e ci ha tracciato le linee strategiche di sviluppo del tema anche segnalandoci l’estremo grado di attenzione che tutti gli Stati Europei stanno ponendo nel Cloud.
E’ stato quindi il turno di Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile per l’implementazione dell’Agenda Digitale. Neelie ci ha manifestato il forte livello di attenzione che la Commissione sta ponendo a tutto il mondo digitale. Internet, l’informatica e tutte le tecnologie connesse sono viste come una straordinaria possibilità di sviluppo dell’economia e di efficientamento delle organizzazioni. Il fenomeno del Cloud si inserisce perfettamente nel quadro strategico dell’Agenda Digitale Europea. Oltre all’impatto nelle aziende di tutte le dimensioni ci si aspetta un importante beneficio anche in tutto l’universo delle Pubbliche Amministrazioni che potranno con queste metodologie conseguire importanti risultati di miglioramento dei processi organizzativi.
Successivamente vari relatori in sala – imprenditori, manager, avvocati..- si sono alternati portando i vari punti di vista sull’argomento segnalando l’alto livello di attenzione e soprattutto quanto il Cloud possa essere utile soprattutto alle PMI ovvero a quelle piccole aziende che alle volte fanno difficoltà ad affrontare gli investimenti in tecnologie informatiche sia per le barriere all’entrata in termini di investimenti che per le conoscenze tecniche spesso non presenti in azienda.
Invece grazie al Cloud tutti – anche i piccolissimi – possono accedere alle più moderne applicazioni informatiche pagando dei semplici canoni di utilizzo (un tanto al mese a seconda di quanti utenti lavorano) subito disponibili comodamente via Internet senza dover installare complesse procedure in azienda e senza doversi attrezzare con potenti server o altre apparecchiature.
Tra le relazioni merita una speciale menzione quella di Informatici senza Frontiere, una associazione senza scopo di lucro che offre gratuitamente servizi e tecnologie informatiche alle popolazioni svantaggiate del terzo mondo. Claudio Pieri – referente dell’associazione – ci ha raccontato di come grazie alle tecnologie di Cloud Computing il loro gruppo di volontari riesca facilmente ad offrire servizi e supporto ad ospedali e scuole nell’Africa Nera. Sicuramente una ulteriore ed interessante applicazione del mondo Cloud.
by Redazione | 20 May 2012 | Articoli, Blog
La Balanced Scorecard (BSC) è un sistema di gestione e misurazione dell’andamento aziendale che collega gli obiettivi strategici a indicatori complessivi di performance.
La BSC parte dalla considerazione che le aziende hanno la tendenza a fissarsi solo su pochi parametri, solitamente di natura economico-finanziaria, perdendo in parte la capacità di valutare l’andamento generale del business.
La BSC fu introdotta inizialmente da David Norton e da Robert KaplanEssi all’inizio degli anni ’90, sviluppando il concetto in una ricerca promossa da KPMG.
Nella loro ricerca i due autori, rivolgendosi ai manager delle aziende, mandavano messaggio molto semplice: ciò che si misura è ciò che si ottiene.
“Al giorno d’oggi la complessità della gestione aziendale esige che i manager siano in grado di controllare simultaneamente le prestazioni di diverse aree”, dicevano Kaplan e Norton , “la BSC inoltre, obbligando i senior manager a prendere in considerazione tutti i parametri operativi importanti nel loro insieme, può consentire loro di accorgersi se il miglioramento in una certa area viene conseguito a spese di un’altra”.
L’area aziendale che ha fruito maggiormente di questa vera e propria mania per la quantificazione è stata quella finanziaria. Un tempo i manager parlavano semplicemente di fatturato e di profitti, ma nel corso degli anni è venuto a formarsi uno spiegamento complesso di indici, di parametri, di strumenti analitici e, naturalmente, di pacchetti software ad hoc.
Ogni centesimo di spesa o di produzione di un’azienda può essere analizzato in un numero infinito di modi, e la loro capacità di persuasione è così grande che intere aziende possono essere guidate da tali indici finanziari. La questione è che l’andamento finanziario e i relativi indici sono le cose più facili da misurare e inoltre il loro utilizzo avviene ex-post, ovvero a conclusione di un ciclo di gestione. Altri elementi della performance aziendale, come la fedeltà dei clienti oppure la soddisfazione dei dipendenti, sono invece questioni più astratte e la loro valutazione sembra sollevi più interrogativi che soluzioni; sempre più però questi aspetti delle performance, legati ai beni immateriali delle aziende (capitale umano, relazioni con i clienti, practies, ec altri ancora), assumono un ruolo decisivo nella definizione delle strategie e nella loro successiva misurazione.
Così, le organizzazioni si trovano sempre più alle prese con i dilemmi provocati da sistemi di valutazione finanziaria ridondanti, disponendo di pochi mezzi affidabili per valutare altri elementi della propria performance, diventando cosi “vittime” della predilizione di mode di breve durata il cui impatto raramente viene misurato in modo adeguato.
Tutto questo rappresenta un terreno fertile per un nuovo approccio metodologico.
MAS, grazie all’esperienza sviluppata nell’ambito del controllo di gestione, è in grado di affiancare le aziende nell’implementazione della BSC per il monitoraggio della strategia.