by Redazione | 21 February 2019 | Articoli, Blog
Cosa sono le organizzazioni esponenziali? Si tratta di imprese moderne di ogni settore, quasi sempre all’avanguardia nel campo digital, caratterizzate da velocità di crescita elevatissime con ridotti tempi e costi di offerta di un nuovo prodotto o servizio. Le principali e più famose rappresentanti delle Exponential Organizations (ExO) sono società che hanno superato il valore di mercato di 1 miliardo di dollari a pochissimi anni dalla loro nascita (8 anni ci ha messo Google, 5 anni Facebook, 4 anni Tesla e solo 2 anni Whatsapp, giusto per dare qualche nome).
Il paradigma delle ExO risale al 2014, anno di pubblicazione del libro “Exponential organizations – Il futuro del business mondiale” (edito in Italia da Marsilio) dell’imprenditore, esperto di organizzazione aziendale e co-fondatore della Singularity University Salim Ismail. Questo paradigma si sta ormai diffondendo in ogni settore (si pensi ad Amazon, Uber, Airbnb, Spotify o Netflix), dato che il mercato globale si trova ad affrontare dei cambiamenti sostanziali, e sempre più realtà imprenditoriali si stanno rivolgendo con profitto a nuovi standard tecnologici digitali quali cloud software, Big Data, realtà virtuale, IoT e algoritmi computazionali.
Lo studio dei processi e delle strutture organizzative scalabili delle ExO ha permesso di individuare le caratteristiche salienti di questo genere di società, nonché i cardini teorici su cui far leva per direzionare le proprie scelte di business al fine di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie digitali (in grado di individuare e creare market-place virtuali combinando web, cloud e Big Data e facendo leva sulle community che li sostengono). Tali aspetti specifici sono stati sintetizzati in due acronimi, Ideas (per la parte relativa agli strumenti e ai metodi di lavoro interni all’azienda) e Scale (per gli aspetti organizzativi ed operativi che coinvolgono l’esterno), configurando 10 punti fondamentali:
- Interfaces: le interfacce digitali servono per direzionare automaticamente ed in modo efficiente i corretti output verso le giuste persone all’interno dell’organizzazione.
- Dashboards: l’uso di dashboards è utile per tracciare e monitorare tutte le performance aziendali in tempo reale.
- Experimentation: la sperimentazione è fondamentale per i miglioramenti di prodotto e processo: oggi si può fare in modo rapido, con strumenti che raccolgono feedback istantanei.
- Autonomy: autonomia significa strutture snelle e poco gerarchiche, che puntano alla responsabilizzazione del lavoratore e all’apprendimento veloce.
- Social: tecnologie social sono ormai utilizzate anche all’interno delle aziende, giacché consentono comunicazioni immediate ed efficaci.
- Staff on-demand: l’assunzione di personale consulente consente l’immissione di nuove idee senza appesantire la struttura aziendale e mantenendola dinamica.
- Community: la cura, la gestione e lo sfruttamento della propria comunità virtuale consente alle idee di manifestarsi subito e di crescere e svilupparsi velocemente.
- Algorithms: gli algoritmi sono ormai fondamentali nella gestione dinamica dei prezzi e nell’ottimizzazione del traffico di informazioni ed oggetti.
- Leverage: l’outsourcing degli asset, anche di quelli critici, è indispensabile per l’agilità e per una rapida scalabilità della struttura aziendale. Sempre più imprese sfruttano oggi Saas e Cloud.
- Engagement: il coinvolgimento della clientela oggi, mediante strumenti digitali, è il più completo di sempre. Non v’è ExO che non abbia sfruttato pesantemente questa leva!
Il cambiamento portato dalle organizzazioni esponenziali è destinato a riverberarsi in un cambiamento organizzativo di tutte le imprese. Ciò sta già accadendo, e le sue conseguenze si manifestano con grande velocità e profitto per coloro che sanno cogliere questa opportunità; ma non si tratta necessariamente di grosse realtà: è pieno di startup innovative che da subito puntano su metodologie ambiziose per strutture scalabili già dalla nascita, così come grandi brand tradizionali che stanno implementando tecnologie digitali e strategie adeguate ai nuovi paradigmi di mercato, di fatto mettendosi rapidamente nelle migliori condizioni per competere in modo nuovo.
by Redazione | 4 December 2018 | Articoli, Blog
Il settore retail, sulla spinta delle nuove tecnologie, sta modificandosi molto velocemente. La funzione dei negozi fisici già ora in molti settori non è più solo quella tradizionale: all’interno dei luoghi adibiti alla compravendita si cerca sempre più di coinvolgere il consumatore in un’esperienza d’acquisto unica, che non può trovare altrove.
I maggiori player di mercato hanno già iniziato questa transizione, in particolare ottimizzando alcuni aspetti (logistica, servizi accessori, supporto al cliente, canali di marketing…) nel tentativo di distinguersi in un contesto di mercato molto competitivo ed in rapido cambiamento; tuttavia, anche per fattori legati alle potenzialità delle più recenti tecnologie digitali, si rende necessario trasformare più profondamente il proprio modello di business. Dev’essere ripensata l’intera struttura organizzativa, modificando strutture e processi e sviluppando nuove competenze, soprattutto in campo digital, ed agire laddove in particolare si possono anticipare le esigenze dei consumatori.
I più importanti trend tecnologici in corso di sviluppo negli ultimi tempi costituiscono dei validi esempi del cambiamento del settore retail, e indicano al contempo la direzione verso la quale esso si sta dirigendo. Un canale unificato di vendita nel quale negozio fisico ed e-commerce vengano fatti agire sinergicamente e non in stretta concorrenza, completandosi a vicenda e contribuendo così ad offrire una migliore esperienza al consumatore, è una tendenza destinata ad un grande sviluppo nei prossimi anni, così come l’implementazione di nuove modalità di pagamento (si prevede che le tecnologie in quest’ambito subiranno verosimilmente un nuovo grande impulso nel 2019, quando entrerà in vigore la nuova direttiva europea “PSD2”). Anche smart devices e accessori digitali wearable giocheranno un ruolo maggiore nell’esperienza d’acquisto, così come sarà sempre più cruciale la tematica del customer care e della customizzazione dei servizi post-vendita in conseguenza delle sempre maggiori aspettative dei clienti “multicanale”. Prodotto e servizi costituiranno un tutt’uno.
E’ evidente come tutti questi aspetti riguardino il più generale tema della Digital Transformation in azienda, del quale, nel settore retail, non sono altro che il risultato più visibile (e spesso tangibile). Il cambiamento deve dunque partire dall’alto, con un forte supporto manageriale, e realizzarsi mediante nuove risorse e competenze, con un programma che delinei in modo chiaro la direzione e gli obiettivi del cambiamento. Per fare ciò, ogni player dovrà costruire la propria Digital Strategy nell’ottica di un’integrazione organizzativa che permetta una rapida reazione ai mercati e un dinamismo nell’affrontare i problemi, il miglioramento della propria identità di brand e soprattutto un pieno sfruttamento delle potenzialità delle nuove tecnologie digitali.
by Redazione | 5 November 2018 | Articoli, Blog, Opportunità
I profondi cambiamenti che l’industria manifatturiera ha vissuto e sta vivendo in questi anni traggono origine principalmente dalle tecnologie digitali, e da modalità sempre nuove con le quali è possibile far interagire le persone con tali tecnologie. Nata nelle fabbriche con l’uso dei computer ai fini di automazione della produzione, e sviluppatasi rapidamente a partire dalla diffusione appunto di tecnologie digitali quali data analytics, business intelligence, Internet-of-things e intelligenza artificiale, l’Industria 4.0 si estende oggi potenzialmente a tutti i livelli aziendali, generando quindi la necessità di cambiamenti organizzativi, di processi e di funzioni sotto il segno della Digital Transformation.
Questa rivoluzione è destinata a modificare il modo in cui le aziende generano, raccolgono ed utilizzano dati, ottenendo informazioni utili e prendendo di conseguenza delle decisioni che possono avere un grosso impatto sull’operatività, oppure mirate a creare valore per il cliente finale, infine giungendo ad un netto miglioramento delle performance. Un soddisfacente livello di maturità digitale da raggiungere, in questo caso, costituisce l’orizzonte di ogni impresa che si trovi nel bel mezzo di un percorso di innovazione iniziato con l’automazione della produzione e/o di una parte della supply-chain, e proseguito con l’utilizzo di nuove tecnologie anche negli uffici di progettazione, di marketing o amministrativi. La difficoltà ora sta nel riuscire con successo ad adottare iniziative di trasformazione digitale più ampie, riguardanti l’intera struttura aziendale, poiché è in questa direzione di completa integrazione che si sta muovendo il mondo delle imprese manifatturiere.
Per esempio, è tramite strumenti di robotica avanzata in fabbrica, di realtà aumentata per la logistica, di IoT e di analisi dei dati, che la Digital Transformation sta materialmente accelerando il passo di cambiamento delle imprese. Ma ciò non è sufficiente, poiché devono essere modificati anche i processi di lavoro e l’assetto organizzativo, e molte volte anche gli strumenti informatici, coerentemente con una precisa digital strategy, per favorire una quanto più possibile completa integrazione digitale.
Quali sono i fattori chiave che consentono al management di brand manifatturieri di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalle innovazioni connesse ad Industria 4.0? Primo, la comprensione del valore che le nuove soluzioni tecnologiche possono dare al proprio business; secondo, la prontezza di adottare tali tecnologie in conformità con la strategia adottata. E quali devono essere i tratti caratteristici delle imprese manifatturiere che guardano al futuro? Oggi si aggiungono, ai fattori cruciali di sempre quali talento, competenza, innovazione di prodotto, anche una digital strategy di medio-lungo termine efficace e dinamica (comprendente verosimilmente anche innovazioni di processo) e una politica di investimenti in innovazione mirata al cliente e guidata dalle tecnologie digitali (si pensi, per esempio, a quanto oggi sempre più prodotti vengano offerti corredati da servizi forniti in automatico grazie al digitale, spesso in Cloud o via App).
La strada da percorrere per le realtà della manifattura che vogliano oggi rimanere all’avanguardia della Digital Transformation in ottica Industria 4.0 è quindi duplice: da un lato l’integrazione a tutti i livelli degli adeguati strumenti digitali; dall’altro la traduzione, mediante idee innovative, talento e know-how, delle nuove tecnologie in innovazione che porti valore al cliente.
by Redazione | 24 September 2018 | Articoli, Blog, Eventi
Soluzioni innovative finalizzate a migliorare i processi delle aziende del settore Fashion, in particolare per il comparto Calzaturiero, sono state presentate e discusse nel corso di un incontro che ha coinvolto STIIMA – CNR (Istituto di Sistemi e Tecnologie Intelligenti per il manifatturiero Avanzato), Politecnico Calzaturiero, Lui&Associati, SATEF Veneto e MAS management network, svoltosi lo scorso 20 settembre presso il Museo di Villa Foscarini-Rossi di Stra (Ve).
Molti i temi sviluppati durante i vari interventi, legati tra loro dal filo conduttore dell’innovazione tecnologica e digitale a supporto delle attività imprenditoriali ed in linea con i piani d’intervento, ormai in sviluppo da qualche anno, di Industria 4.0: processi di Manutenzione, soluzioni IOT (Internet-of-things), gestione della Sicurezza, Archivi digitali, Supply chain in ottica sostenibile, vantaggi fiscali legati all’innovazione. Inoltre, due diversi workshop per inquadrare nuovi scenari tecnologici e relative modalità operative attraverso la presentazione di esempi e casi pratici; il tutto con la partecipazione anche del pubblico presente (imprenditori, specialisti e tecnici del settore).
MAS ha avuto modo di intervenire per parlare di opportunità di innovazione e sviluppo nelle realtà aziendali del Fashion, con un duplice obiettivo: informativo (per rendere i partecipanti più consapevoli dei cambiamenti in atto, soprattutto relativamente a processi che coinvolgono nuove tecnologie) e pratico (facendo “vedere da vicino” casi reali di successo). La tematica fondamentale della digitalizzazione è stata presentata partendo dalla panoramica mondiale sulle nuove modalità realizzative in ambito manifatturiero, per poi calarsi nella realtà italiana dei prodotti di qualità, delle attività di ricerca & sviluppo, delle figure manageriali coinvolte e dei loro compiti specifici nello scenario globale dell’innovazione industriale. Un importante focus è stato dedicato specificamente alle tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0, le loro applicazioni e relativi vantaggi, mediante l’esemplificazione di un progetto effettivamente realizzato, chiamato “Atelier 4.0”.
E’ stato inoltre approfondito un tema su cui converge in particolare l’interesse del Politecnico Calzaturiero, quello degli Archivi della Moda, visto come leva per valorizzare la storia di un prodotto o di un brand mediante nuovi canali comunicativi e con i mezzi tecnologici che lo sviluppo del digitale mette a disposizione con sempre maggiore facilità.
L’occasione è stata propizia anche per fare il punto sulla situazione italiana relativamente a digitalizzazione, information technology e big data, sottolineando come la cultura aziendale nostrana abbia la tendenza a concentrarsi su aspetti più “classici” legati alla produzione (comunque importanti) e ad un inquadramento manageriale di tipo tradizionale, lasciando così ancora ampi spazi di miglioramento per le nuove tecnologie digitali, le cui opportunità rimangono per buona parte ancora da cogliere.
La rincorsa è già cominciata, ed eventi informativi come questo servono anche a mantenere alta l’attenzione su queste tematiche, oltre che a fornire una base per cominciare ad orientarsi e per poter agire all’interno dei nuovi paradigmi dell’innovazione aziendale: in fondo si tratta di questioni che è bene affrontare per tempo, idealmente facendosi anticipatori d’idee vincenti, per non dover inseguire con ritardo la lungimiranza altrui.
by Redazione | 20 May 2018 | Articoli, Blog, Eventi
Cos’è Agile? E’ un insieme di metodologie per lo sviluppo di progetti, nato in ambito software e poi estesosi al project management, mirato ad una gestione rapida e snella delle attività di lavoro. Comprende generalmente team di sviluppo piccoli, poli-funzionali e auto-organizzati, procedimenti iterativi ed incrementali, pianificazione adattiva, ed il coinvolgimento diretto e continuo del cliente nei processi di implementazione di nuove tecnologie. Questi princìpi sono derivati dal Manifesto Agile (Beck, Martin, Fowler et al.) che diede il via all’intero movimento, e che fu pubblicato all’inizio degli anni 2000, tanto da poter dire che le metodologie Agile sono ormai maggiorenni.
A fare il punto della situazione (in Italia ma non solo) ci hanno pensato Italian Agile Movement e Agile Reloaded, che con la collaborazione della Regione Lombardia hanno organizzato l’edizione 2018 del Mini Italian Agile Day, una giornata di conferenze, meeting e workshop dedicata all’approfondimento di queste metodologie mediante la presentazione di casi reali, storie più o meno di successo riguardo la loro applicazione nelle aziende, spiegazioni e dibattiti sul loro utilizzo nei settori più innovativi legati a IoT (internet-of-things) e big data, come fashion, automotive, telecomunicazioni e manifattura ad alto livello tecnologico.
Per conto di MAS Walter Macorig, Francesco Faraci e Piero Fornaciari hanno partecipato all’evento e si sono misurati con realtà diverse, arricchendo il loro bagaglio di conoscenze, confrontando i metodi e verificando le loro svariate applicazioni in casi concreti. L’idea di fondo presentata dai relatori tentava di trasmettere alcune practices, modi pensare, consigli e metodi collaudati che gli stessi stanno già applicando nei rispettivi contesti e per i quali stanno ricevendo un buon riscontro da parte delle organizzazioni.
I talk hanno avuto come tema di fondo il modo di agire Agile e, a partire dalle testimonianze di figure specifiche quali product owner, scrum master e sviluppatori, enterprise architect, solution architect ecc., ha avuto luogo una condivisione delle esperienze nelle rispettive organizzazioni (ad es. Pirelli, Vodafone…) o presso i clienti. Talvolta, le iniziative descritte hanno ricevuto input dal basso: alcuni appassionati del tema hanno avuto sufficientemente spazio da farsi apprezzare per alcune piccole intuizioni personali diventate con il tempo vere e proprie tecniche sviluppate, diffuse e ormai consolidate. Altre volte, invece, sono stati gli stessi membri del top management a voler seguire questa strada per avviare iniziative nell’ambito della digital transformation in alcune grandi società.
Obiettivo comune: trasmettere l’utilità, in determinati contesti, di avere la forma mentis per ragionare maniera semplice nell’ambito dei progetti di matrice IT e non solo, di scomporre la soluzione in parti semplici (utilizzo di Roadmap in luogo di Gantt, condivisione di stories e non di requisiti, diffusione del Scrum meeting e non di SAL mensili ecc.) in modo da poter intervenire con maggiore elasticità in progetti molto complessi. Difficoltà? Spesso le strutture aziendali risultano gerarchiche ed ingessate; a volte i manager sottostanno eccessivamente a rigide imposizioni temporali scandite dai diagrammi Gantt; non di rado v’è una eccessiva mole di documentazione che non facilita il compimento di task operativi semplici (per questo problema esiste una tecnica Agile specifica: Scrum).
Insomma, Agile è un mondo di nuovi metodi che vanno raffinandosi e modificandosi a seconda delle esigenze progettuali delle aziende, in particolare nei settori più innovativi o più sensibili al cambiamento. Per questo è cruciale tenersi aggiornati ed aprirsi al confronto, al fine di poter offrire servizi sempre al passo con i tempi.
by Redazione | 10 January 2018 | Articoli, Blog, Opportunità
Nell’era dei media le aziende si trovano a dover gestire una notevole quantità di dati personali, relativi ai propri dipendenti, clienti, fornitori ed altri soggetti (collaboratori, lavoratori in cerca di occupazione ed altri ancora). La gestione di queste informazioni spesso non è semplice, e deve sottostare alle norme vigenti, in un quadro generale in continua e tumultuosa evoluzione.
A tale riguardo, a partire dal 25 maggio 2018 entrerà in vigore l’importantissimo Regolamento UE 2016/679 chiamato GDPR (General Data Protection Regulation), lo scopo del quale, a seguito di 4 anni di dibattito sul tema in sede europea, è quello di normalizzare e parificare le direttive operative per il trattamento dei dati personali delle persone fisiche residenti stabilmente o temporaneamente in Europa.
Ciò è di grande interesse per le aziende, sia italiane che internazionali, che si trovano a dover maneggiare dati personali di cittadini UE o comunque domiciliati anche a titolo temporaneo nel vecchio continente, in quanto saranno tenute a rispettare scrupolosamente il nuovo regolamento, adeguando ed aggiornando le loro procedure di gestione delle informazioni. (Sono infatti previste pesanti sanzioni per le ditte che risultassero inadempienti: ad esempio per le grandi imprese si parte da un minimo di €10mln o del 2% del fatturato annuo globale, sanzione raddoppiata per la fascia alta di infrazioni, e fatte salve eventuali conseguenze penali decise in autonomia da ogni stato membro).
Le nuove regole hanno inoltre lo scopo di velocizzare il processo di introduzione nella cultura aziendale di princìpi di responsabilità riguardanti la privacy delle persone fisiche, investendo le imprese del ruolo di gestore responsabile dei dati personali (a cui fanno dunque capo attività quali la protezione delle informazioni da smarrimento, accessi indesiderati, violazioni e sottrazioni di dati, la loro amministrazione in termini di salvataggio, elaborazione e condivisione, fino alla comunicazione con terze parti qualora i dati siano stati diffusi esternamente, pur con finalità legittime).
Tutte le direttive del GDPR riguardano i dati personali, ovverosia ogni informazione concernente una persona fisica identificata o identificabile, sia direttamente che indirettamente: ciò individua uno spettro molto più ampio rispetto ai soli dati sensibili fino ad oggi considerati, e induce a porre grande attenzione sull’adeguatezza dei propri sistemi di information management. Le nuove norme sono inoltre indirizzate non solo alle organizzazioni titolari (“controller”) della gestione dei dati personali (ossia coloro che decidono le finalità ed i mezzi del trattamento delle informazioni, gli stessi che di fatto solitamente le raccolgono), ma anche ai responsabili (“processor”) della loro elaborazione (solitamente imprese terze) per conto del titolare; tutti questi soggetti sono deputati a gestire correttamente l’intero ciclo di vita delle informazioni personali (redazione di informative agli interessati, ottenimento del consenso al trattamento, sottoscrizione di misure di sicurezza e valutazione dei rischi, rendicontazione delle proprie attività, notifica delle eventuali violazioni, nomina di un “data protection officer”, implementazione di registri ad hoc, gestione della crittografia ecc.).
I cambiamenti di cultura aziendale e di prassi gestionale saranno talvolta radicali, ma potranno essere sfruttati dalle imprese come opportunità per crescere in termini di maturità tecnologica (oltre che di consapevolezza normativa). In quanto società di consulenza direzionale specializzata in progetti innovativi, noi di MAS saremo al fianco delle aziende per supportarle nel compiere questo importante passo, per aiutarle nell’aggiornamento di processi e procedure (gap-analisys, priority-analisys, formulazione di piani di adeguamento, investimenti in sicurezza e formazione) e nell’eventuale implementazione di sistemi di information management all’avanguardia.
L’entrata in vigore del GDPR europeo è ormai vicina, sarà cruciale non farsi trovare impreparati: solo con una pianificazione preventiva si riuscirà a guidare il cambiamento.