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Sostenibilità certificata: i vantaggi della SA8000
Dal punto di vista dello Sviluppo sostenibile, le imprese vengono interpretate anche come istituzioni creatrici di benessere, che giocano un ruolo chiave nell’integrazione tra sistema economico, sociale e ambientale, valorizzando le relazioni non solo con i propri dipendenti e i clienti/consumatori, ma con le comunità locali, le autorità pubbliche, la società civile e l’ambiente in generale. A tal proposito è sempre più comune per l’azienda dotarsi di una certificazione per la Social Accountability, ovvero l’adozione di un sistema gestionale che possa garantire il comportamento etico dell’organizzazione, laddove per “etico” s’intende esattamente la volontà di prendersi carico di equità, vivibilità e realizzabilità di ogni processo d’impresa che voglia perciò dirsi Sostenibile. La certificazione riconosciuta in tutto il mondo, che sta riscuotendo grande successo in Italia, si chiama SA8000.
Ma, a fronte di intraprendere un percorso di certificazione, quali sono i vantaggi per l’impresa? Cerchiamo di riassumerli.
Innanzitutto, bisogna osservare che in un mercato ormai globalizzato l’impatto d’impresa è globale. Di questo, le istituzioni nazionali e internazionali si stanno occupando da tempo, spingendo pertanto nella direzione della Sostenibilità. Lo standard SA8000 nasce da questa esigenza mondiale. Essa è entrata ormai a far parte di una cultura più ampia, trasformandosi rapidamente, dal punto di vista del business, in specifiche richieste del cliente. La certificazione, dunque, come garanzia per il cliente. Che non sempre è il consumatore finale, ma sempre più spesso è il grosso brand, il quale pretende dai suoi fornitori un alto standard. Questo standard certificato si trasferisce nel valore aggiunto del prodotto, e viene quindi preso in considerazione per valutarne la qualità. Esso può di conseguenza permettere di modificare politiche di prezzo; contemporaneamente, viene sfruttato come opportunità per attività di ricerca e sviluppo (il tema della Sostenibilità è ovviamente in sintonia con il lavoro di Università ed enti di ricerca) e favorisce percorsi di miglioramento continuo. E’ inoltre un elemento da sfruttare per campagne di comunicazione e marketing, in quanto può migliorare la reputazione d’impresa oltre
che rendere più appetibile il prodotto presentandolo come frutto di processi sostenibili. E’ un sistema facilmente integrabile con i più comuni sistemi di gestione Qualità, Ambiente e Sicurezza, e cautela l’azienda da responsabilità sociali. Infine la certificazione, in particolare la SA8000, risulta essere anche un’opportunità economica in quanto viatico fondamentale per la partecipazione a bandi e per l’accesso ai fondi europei, oltre che indirettamente come spinta all’efficientamento energetico e alla riduzione degli sprechi.
Questi sono, riassunti, i principali vantaggi che seguono all’adozione di una certificazione di Social Accountability. E’ abbastanza evidente come si tratti di requisiti fondamentali per qualunque impresa che operi in settori di alta qualità, dal forte impatto ambientale e sociale, con saldi legami culturali e know-how tecnologici, con clientela esigente ed attenta, con impegno costante nell’innovazione e nella ricerca.
Agile Business Day 2016
Sono passati ormai alcuni anni da quando, nel lontano 2001, un think-tank di giovani manager e programmatori orientati alle nuove tecnologie nel mondo del business decise di presentare un proprio documento per promuovere innovative metodologie di lavoro: The Agile Manifesto. Da allora l’interesse per le metodologie Agile è cresciuto esponenzialmente, così come le sue svariate applicazioni nei modelli di business. Coloro che da subito si sono interessati a questo argomento (risale a più di un decennio fa la firma del manifesto da parte di Walter Macorig di MAS) ne hanno immediatamente capite le potenzialità.
Dimostrano l’attualità di questa tematica le numerose conferenze ad essa dedicate, tra cui il recente incontro “Agile Business Day” svoltosi il 17 settembre 2016 a Venezia presso il Campus San Giobbe, un’iniziativa ideata da un gruppo di appassionati professionisti (Michele Budri, Fabio Delaiti, Andrea Provaglio, Giovanni Vaia) in collaborazione con Italian Agile Movement e con i partner organizzativi Digital Enterprise Lab, Università Ca’ Foscari – Dipartimento di Management e UX Book Club.
Si è trattato di una giornata ad ingresso libero (i posti sono andati presto esauriti), con più di 20 incontri tra conferenze, workshop ed esercitazioni pratiche di gruppo, dedicata ai temi del management nel mondo Lean/Agile e rivolta ai manager delle grandi aziende e delle pubbliche amministrazioni. Il tutto volto ad esplorare i benefici dell’adozione di metodologie Agile ed a presentare le sfide imprenditoriali che ciò può comportare, con un particolare occhio di riguardo per il tema dell’organizzazione innovativa (ossìa “come gestire al meglio le risorse disponibili per aumentare il tasso di innovazione, assicurando qualità e perseguendo la sostenibilità economica”).
In uno scenario caratterizzato da sempre maggiore virtualità e dalla possibilità di allargare rapidamente i confini del proprio business, anche l’organizzazione aziendale, di pari passo, necessita di filosofie innovative che permettano di rispondere in tempo reale alle nuove esigenze di mercato. Un obiettivo siffatto può richiedere radicali processi di trasformazione sul piano non solo organizzativo e operativo, ma anche, ad un livello più alto, strategico e culturale.
“Agile Business Day” è stata dunque una ulteriore occasione, da un lato, per approfondire queste tematiche, e dall’altro lato un’interessante opera di
divulgazione sulla necessità di mantenersi costantemente in aggiornamento; suggerimento rivolto in questa occasione non solo ai
marchi profit, ma anche alle organizzazioni no-profit e alla pubblica amministrazione.
A dimostrazione che queste esigenze di cambiamento del management tradizionale si sono ormai proiettate in uno scenario globale, e che i promotori e firmatari del The Agile Manifesto più di quindici anni fa ci avevano visto giusto, anticipando i tempi.
Origin Passion and Beliefs 2016
La terza edizione di “Origin Passion and Beliefs” (il cui sottotitolo dice: “fashion meets the experts in italian manufacturing”) si è svolta quest’anno a Milano dal 6 all’8 di settembre, all’interno del quartiere fieristico Rho-Pero, in concomitanza ed in sinergia con il prestigioso Salone internazionale del tessile Milano Unica. Organizzato dalla società promotrice Fiera di Vicenza allo scopo di realizzare la prima piattaforma di offerta integrata della filiera produttiva dell’accessorio fashion in Italia, l’evento ha puntato molto anche sull’internazionalizzazione, dedicando agli espositori massima visibilità in tal senso, ed attirando visitatori ed aziende da tutto il mondo (pare siano state oltre 6000, tra cui molte provenienti da mercati interessanti quali Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Giappone, Russia e Corea).
MAS non ha certo fatto mancare la sua presenza alla fiera, con la partecipazione di Walter Macorig e Riccardo Mazzoleni. Anche qui, in una doppia ottica: da un lato, osservare la riuscita dell’incontro tra il “saper fare” manifatturiero italiano, le abilità e competenze artigianali, e la creatività dei nuovi talenti del design internazionale (selezionati anche quest’anno grazie alla collaborazione con la piattaforma inglese di scouting Not Just A Label), oltre che ovviamente delle sinergie tra tecniche tradizionali di lavorazione e nuove tecnologie (le innovazioni in tal senso sono chiaramente in continuo progresso anno dopo anno). Dall’altro lato, sfruttare le opportunità in tema di internazionalizzazione dei brand ed individuare le novità di mezzi e strategie per tale scopo, visto soprattutto il taglio decisamente global-oriented di questa edizione, nonché la tendenza sempre più spiccata ad affinare le tecniche del marketing, in particolare nei nuovi media.
E’ ad esempio proprio relativamente al processo di internazionalizzazione che Riccardo Mazzoleni, esperto nello sviluppo del commerciale estero nei settori fashion e sportsystem e nella promozione del brand oltre confine, collabora con PMP Hangers, una crescente realtà imprenditoriale nella produzione di appendini per abbigliamento. La mission di PMP è dichiaratamente quella di “diventare il punto di riferimento per le aziende operanti nel settore della moda per la fornitura di appendini ed accessori complementari, in contesto nazionale ed internazionale”. “Origin Passion and Beliefs” è stata dunque anche occasione per un gradito incontro con Mattia Lorenzon, che di PMP è direttore commerciale.
Essendo poi volto all’integrazione della filiera produttiva, l’evento ha coinvolto numerosi supersupplier, piccole e medie imprese operanti per i grossi marchi, le quali costituiscono la spina dorsale del sistema moda e dell’accessorio. Giusto per una breve classificazione, quattro aree hanno identificato le tipologie dei laboratori manifatturieri presenti: Leather, dedicato all’abbigliamento in pelle, calzature, borse e accessori; Stone, che raccoglie i bijoux per la moda, gioielleria, oreficeria e accessori; Textile, composto da abbigliamento uomo e donna, maglieria, tessuti, ricami e accessori; infine Technology, riservato alle nuove tecnologie, nuovi materiali, nuove tecniche di lavorazione e brevetti. Tali realtà sono spesso eccellenze dell’artigianato manifatturiero, e possiedono competenze uniche nel panorama mondiale. Quanto più il mercato attribuisce valore alla qualità ed alla unicità del prodotto, tanto più queste competenze diventano preziose (e non di rado possono dar vita al fenomeno del reshoring: lavorazioni che tornano ad essere effettuate in patria dopo anni di delocalizzazione). Non v’è dubbio che uno degli obiettivi sia quello di far conoscere ed apprezzare prodotti e metodi di produzione nostrani di alta qualità presso mercati appetibili ed interessati: “Origin Passion and Beliefs” è una mossa in questa direzione.
Il manager o il consulente che condividono questi obiettivi devono giocoforza mantenersi al passo con dinamiche di mercato, di innovazione di processo e prodotto, di pubblicità e di rapporti commerciali in rapido mutamento nello scenario globale. MAS, per il tramite in primis di Walter Macorig e di Riccardo Mazzoleni, ha riscontrato in questo evento un’opportunità in tal senso, fatta di novità, di aggiornamenti e di proficui contatti.
Il valore di Archivi e Musei per i brand del Fashion
Mano a mano che l’eredità storica di antiche ed importanti aziende del settore della Moda acquisisce importanza, sia nel campo del marketing che in quello creativo proprio degli stilisti, e contemporaneamente all’aumento d’interesse per il vintage, diventa essenziale per ogni brand rinomato la creazione, il mantenimento e la valorizzazione dei propri archivi materiali e digitali.
Un recente articolo pubblicato nella sezione Style del Financial Times a firma Lou Stoppard cerca di fare il punto di una situazione pur in costante mutamento, osservando come al fenomeno dell’archiviazione interna si affianchi la tendenza alla realizzazione di veri e propri musei della moda.
Una risposta alla necessità dei brand di valorizzare la propria originalità attraverso il racconto della propria storia produttiva (a tale riguardo si veda anche il progetto “Musei impresa”); un racconto che viene narrato mediante collezioni di prodotti del passato, testimonianze tangibili dello stile attraverso gli anni. La storia raccontata tramite gli oggetti.
Nonostante l’archiviazione sistematica a tale fine sia generalmente iniziata con qualche ritardo (tanto che non sempre è possibile risalire ai capi più antichi, e spesso completare collezioni passate significa dover trattare con collezionisti molto ben foniti, a volte più delle aziende stesse), i marchi più lungimiranti sono partiti almeno da un paio di decenni con opere di valorizzazione dell’eredità e della storia del brand attraverso l’archiviazione, la cura e l’esposizione dei propri manufatti del passato.
Yves Saint Laurent, tra i primi a comprendere, già negli anni ’60, l’importanza della conservazione delle proprie collezioni, aprirà nel 2017 due ulteriori musei, a Parigi e Marrakesh. L’inaugurazione del Museo Gucci a Firenze è datata 2011, ma cela dietro di sè almeno un ventennio di certosino lavoro di recupero dei capi di abbigliamento, cura e archiviazione, lavoro che continua anche oggi e necessita costante aggiornamento. Così come per l’archivio Missoni, che inoltre proprio quest’anno ha aperto al pubblico la sua mostra “Art Colour” al Fashion and Textile Museum di Londra, per ripercorrere 60 anni di vita del marchio attraverso i processi creativi della Moda italiana. Strada già similmente percorsa qualche anno fa a Milano in occasione del cinquantesimo anniversario della rivista Vogue, contemporaneamente con il lancio del suo archivio digitale on-line.
E non si tratta solo di marketing: la realizzazione di archivi digitali è oggi fondamentale per stilisti e creativi, poiché permette di accedere velocemente alle tendenze del passato allo scopo di fornire ispirazione per idee nuove, mantenendo allo stesso tempo quelle caratteristiche peculiari che, nella storia, hanno sempre contraddistinto il brand.
Per fare ciò, oltre alle attività di recupero degli oggetti e di archiviazione vera e propria, è ovviamente indispensabile il supporto di appropriati sistemi informatici, con un occhio di riguardo alle nuove tecnologie per il web che già permettono una efficace integrazione con gli strumenti pubblicitari e di comunicazione. Questo è un punto fondamentale, suscettibile di continui aggiornamenti, al quale noi di MAS rivolgiamo la massima attenzione.
Il tema dell’archivio materiale e dell’attività museale ci coinvolge non meno di quello digitale: prova ne è che la nostra sede si trova proprio presso il Museo della Calzatura in Villa Foscarini-Rossi a Stra (Ve)!
MAS alla presentazione di Venice Textile Manufacturers
Si è svolta sabato 7 maggio, nell’ambito della rassegna “La Via della Lana 2016”, la presentazione di un progetto che a noi di MAS sta molto a cuore, avendolo visto nascere e partecipando alla sua pianificazione e realizzazione: Venice Textile Manufacturers. Si tratta di un gruppo di imprese che operano nel campo della tessitura artigianale di altissima qualità, riunitesi con l’intento di divulgare le peculiarità delle loro produzioni mantenendo viva la cultura del tessuto pregiato. Una sfida globale per far crescere realtà locali, radicate nel territorio e unite nella tradizione lavorativa. Assieme, le imprese potranno intraprendere progetti di più ampio raggio, ed hanno perciò deciso di “farsi rete”.
Ospiti del prestigioso Lanificio Paoletti e coordinati da Walter Macorig di MAS, i rappresentanti delle aziende partecipanti hanno spiegato questo progetto di condivisione, nato con l’obiettivo di creare valore d’impresa attraverso la cultura, e presentato le singole realtà artigianali: SERICA 1870 – tessuti di pregio in seta e misto seta dal 1870; MANIFATTURE TESSILI VITTORIO VENETO – tessuti sofisticati per camiceria e abbigliamento, eredi dell’antica Filanda Gera; MAGLIFICIO GIORDANO’S – raffinato maglificio per l’alta moda, dal 1948; TESSITURA LUIGI BEVILACQUA – pregiati tessuti d’arte per arredamento e tendaggi, dal 1700; LANIFICIO PAOLETTI – filati e tessuti di alta qualità dal 1795. Il tutto preceduto da un’introduzione di Attilio Biancardi (Presidente gruppo Sistema Moda Unindustria Treviso) e moderato da Mario Zambelli (Consulente Strategico Sistema Moda). Ad assistere la neonata rete anche Unint, consorzio costituito nel 2004 da Unindustria Treviso, Confindustria Belluno Dolomiti e Confindustria Padova per aiutare le imprese nello sviluppo di sinergie e collaborazioni.
L’idea è nata a partire da un rapporto di amicizia e stima reciproca, dal desiderio comune di spingersi verso nuovi orizzonti di mercato e dalla necessità di mantenere in vita importanti tradizioni. Per questo è fondamentale la condivisione delle conoscenze, così come lo è la divulgazione della cultura del tessile ed in particolare delle sue produzioni artigianali di alta qualità. A tale proposito si affianca dunque l’urgenza di sfruttare gli strumenti che le nuove tecnologie, soprattutto nel campo dei media ma anche in quello più squisitamente informatico-gestionale, mettono a disposizione. A partire dalla cura di una presenza fissa on-line (è da poco in rete il nuovo sito www.venicetextile.com) per eventualmente sviluppare campagne informative, sfruttare i vantaggi della condivisione elettronica di archivi, utilizzare piattaforme web con le quali inserirsi facilmente nel mondo dell’e-commerce.
Si tratta insomma di mettere a frutto le abilità e le competenze della tradizione all’interno dello scenario globale, con un modo nuovo di intendere la produzione e la creazione del valore aggiunto: non solo altissima qualità dei capi e dei tessuti (quello è imprescindibile) ma anche grande attenzione all’ambiente, alle maestranze, ai collaboratori, alle comunità locali che ospitano e partecipano alle attività manifatturiere. Laddove le parole d’ordine sono sostenibilità e tracciabilità di filiera, si aggiunge anche una certa sensibilità per tutto ciò che concorre a tramandare e sviluppare la cultura del tessile e dei capi d’abbigliamento a tutto tondo.
Una sfida impegnativa, quella di Venice Textile Manufacturers, sulla quale conviene insistere e scommettere, poiché ne va del futuro di un settore che è molto di più di un “produrre per guadagnare”: è tradizione, abilità, originalità, stile. Sono cose che non si possono copiare, ed il loro valore umano prima ancora che economico è inestimabile. E nel mercato globale risorse di questo tipo possono facilmente diventare un volano di opportunità. La sfida è lanciata.
Strategie Vincenti per il Commercio Elettronico di Successo
L’eCommerce è sicuramente uno degli hot-topics degli ultimi anni. Il Politecnico di Milano ha aggiornato la sua annuale ricerca ed iniziano già a girare alcune prime informazioni.
In sostanza: il volume dell’eCommerce cresce da paura, Italia terribilmente indietro rispetto agli altri paesi occidentali e quindi grandi margini di miglioramento, il mobile ha superato il desktop (ovvero i consumatori usano oggi più lo smartphone o il tablet rispetto al computer)….
Poi due altre notizie interessanti:
1) il settore Fashion è uno di quelli più caldi che muove i volumi più interessante
2) le nicchie crescono, ovvero i grandi portali eCommerce (come Amazon, eBay, Zalando…) stanno crescendo come volumi di vendita ma il loro share di mercato si sta restringendo a scapito di nuovi piccoli attori che presidiano delle iper-nicchie: ergo c’e’ spazio per tutti basta avere la giusta proposta.
E’ proprio nell’ambito di esplorare le migliori modalità di entrata nel mercato online, sia per la costituzione di un vero e proprio eCommerce che piuttosto di potenziare il proprio business tradizionale che con alcuni amici consulenti abbiamo organizzato oggi una giornata di formazione rivolta alle PMI che ha ricevuto il patrocinio di Unioncamere del Veneto.
eCommerce Strategies 2015: tutti i segreti per l’eCommerce di Successo
In sala oltre 250 persone che la mattina hanno seguito i lavori proposti da consulenti ed esperti sul tema delle strategie abilitanti per il commercio elettronico.
Noi di MAS abbiamo tenuto un intervento su concetti di marketing generale ed in particolare sulla “BUSINESS CATEGORY” che è elemento fondante di ogni business e di ogni proposizione di valore. La platea è stata condotta attraverso gli elementi teorici di base e quindi – attraverso l’utilizzo di caso di studio – alla comprensione pratica dell’impatto della CATEGORY sul mercato, sui competitor ed in ultima analisi sul potenziale di fatturato.
Nel pomeriggio ad un gruppo ristretto di circa 20 imprenditori è stato organizzato un workshop pratico. Walter Macorig di MAS e Vittorio Tessari di WMR hanno prima fornito i concetti di base di “business model” e di “value proposition” e quindi hanno diviso la platea in gruppi che hanno potuto da subito lavorare sviluppando idee di business base sul’online usando le metodologie illustrate e guidate dai consulenti.
L’evento ha avuto un grande successo: molti imprenditori ci hanno fermato nei corridoi per discutere dei loro casi particolri….
Ho percepito grande positività, voglia di fare, disponibilità a rimettersi in gioco… speriamo che molti di questi imprenditori riescano nella implementazione delle loro idee e in sostanza nella creazione di valore.
Il sistema paese ne ha davvero bisogno.
Key to TRANSFORMATION: come l’innovazione tecnologica abilita nuovi modelli di business per il settore del Fashion
Siamo stati ospiti oggi dell’ambasciata USA al convegno “Key to TRANSFORMATION: come l’innovazione tecnologica abilita nuovi modelli di business per il settore del Fashion” che si è tenuto presso il Padiglione USA ad EXPO Milano 2015.
In sala esperti di tecnologie digitali, di gestione aziendale e casi di studio di aziende del settore della moda.
Ivan Mazzoleni di Microsoft ha aperto i lavori con un interessante illustrazione degli impatti della digitalizzazione sulla trasformazione della vita di tutti noi ma soprattutto delle aziende. Gli economisti si aspettano nei prossimi 20 anni delle trasformazioni sociali ed economiche più profonde di quanto non sia avvenuto negli ultimi 300 anni !!! Le aziende che non tengono il passo e non innovano almeno allo stesso passo con cui si innova la società stessa rischiano grosso. Interessante notare che il 90% delle più importanti aziende al mondo che esistevano 50 anni fa hanno nel frattempo chiuso. Altro insight che ci arriva dagli analisiti Microsoft: dicono che il trend più importante al momento è quello della digitalizzazione del punti vendita, un argomento quindi di sicuro interesse per i lavori della giornata odierna.
MAS tiene quindi un intervento sulla creazione di valore nel settore Fashion attraverso gli archivi di prodotto. Le aziende della moda tradizionalmente non hanno un approccio strutturato alla conservazione del proprio know-how, che pure ne è il valore più importante. Ecco che quindi l’Archivio, che spesso esiste ma magari non è ben organizzato, diventa un fattore strategico di competitività di di Cultural Heritage. MAS conduce la platea attraverso le best-practice messe a punto negli anni presso alcuni brand primari del settore Fashion.
Paolo Frixione, esperto di tecnologie digitali di Softjam, ci aiuta a capire quali sono gli strumenti e le tecnologie oggi concretamente fruibili per le aziende, Microsoft in particolare è uno dei principali e più avanzati attori di questa offerta. Paolo ci illustra un caso di studio applicato presso un’azienda cliente di digitalizzazione dell’archivio di prodotto. Facilità d’uso, immediatezza, capacità di gestire in modo condiviso informazioni di tipo multimediale… sono le principali caratteristiche dell’applicazione.
Paola Bruschi è vice-president di BasicNET – azienda del settore fashion quotata in borsa e che opera con alcuni importanti marchi come Superga, Robe di Kappa e K-Way… – ci racconta il proprio caso aziendale basato sul “Business System” che integra digitalmente tute le informazioni di gestione dell’azienda. Il disegno del sistema era stato pensato e progettato addirittura vent’anni fa in modo assolutamente coraggioso ed innnovativo per l’epoca. Effettivamente poi gli sviluppi tecnologici successivi lo hanno sostenuto e reso possibile. Tutte le operations, anche distribuite sul territorio, oggi risultano perfettamente integrate e vi è una forte enfasi sulla multimedialità.
Chiude i lavori l’intervento di Mauro Caviola – Technology Area Manager at Miroglio, uno dei principali retailer fashion italiani con i suoi oltre 1300 punti vendita.Ci racconta di come l’azienda abbia subito una trasformazione digitale partendo da semplici ma efficaci innovazioni basate ad esempio sulla adozione di nuove soluzione di posta elettronica fino ad arrivare ad un più pervasivo supporto basato su avanzati sistemi CRM e di APP per eCommerce assistito in uso alla rete vendita.
Convegno molto interessante e stimolante. In sala erano presenti alcuni manager dei principali marchi italiani della moda che in una fitta sessione di domande e risposte hanno potuto approfondire i temi trattati dai relatori.
Il futuro del Lusso Sostenibile: tavola rotonda di inaugurazione di Origin Passion and Beliefs
Il convegno di apertura del Salone ORIGIN di Vicenza è stato incentrato sul tema della “sostenibilità” e noi di MAS ne siamo stati assieme all’Ente Fiera gli organizzatori avendo contribuito alla definizione dell’agenda e alla formazione di un panel di relatori di eccellenza che potessero fornire un quadro su questo argomento.
Il tema è infatti molto esteso, complesso e di grande attualità. Per sostenibilità intendiamo quelle pratiche che mirano a progettare, produrre, distribuire e smaltire prodotti Fashion con una attenzione all’impatto sull’uomo, sulla società e sull’ambiente. Gia da questa semplice definizione si può capire quanto complesso sia l’argomento e quanta variabilità vi sia contenuta.
E’ un dato di fatto che le principali marche del lusso e del fashion top di gamma hanno da tempo intrapreso forti programmi di sostenibilità sia adottando delle specifiche pratiche di gestione che incorporando i temi della sostenibilità all’interno della propria comunicazione sia di branding che istituzionale con gli eventuali bilanci sulla responsabilità sociale d’impresa anche chiamati all’inglese CSR corporate social responsibility.
Al di là degli aspetti etici o di buonismo è un dato di fatto che le marche premium di fascia alta e molto costose cerchino di incorporare nel prodotto ulteriori valori per ulteriormente differenziare o per sostenere una politica di prezzo. La sostenibilità può costituire appunto uno di questi valori. Ce ne sono poi altri ma ne parleremo in un altro apposito articolo.
Il convegno di apertura di ORIGIN di venerdì 15 giugno ha appunto trattato il tema della sostenibilità nel fashion. Essendo rivolto ad una platea di visitatori ed espositori internazionali ha visto tutti i relatori cimentarsi con l’inglese, lingua ufficiale dell’evento.
Dopo il saluto istituzionale del Presidente della Fiera Matteo Marzotto viene presentata una importante ricerca svolta dall’Osservatorio Sistema Moda, consorzio di ricerca inter-universitaria tra le Università di Politecnico di Milano, Padova e Firenze che indaga e studi i temi legati al mondo del Fashion. Il professor Federico Caniato del Politecnico di Milano e Laura Macchion, Research Fellow, dell’Università degli Studi di Padova illustrano i principali risultati della Ricerca dell’Osservatorio su “Produzione consapevole nel settore moda: sostenibilità nella filiera per la creazione del valore”.
Studio molto interessante che purtroppo per mancanza di tempo viene solo sinteticamente presentato. Successivamente all’evento molte imprese ci hanno infatti manifestato desiderio di poter prendere visione in modo più accurata del lavoro svolto dai professori. Vedremo magari di organizzare un momento di approfondimento con i professori. Chi altri fosse interessato ci faccia sapere e vedremo di coinvolgerlo.
Successivamente la giornalista moderatrice Barbara Rodeschini di Milano Finanza Fashion introduce gli altri ospiti e li guida con domande appropriate a discutere sul tema della sostenibilità.
Primo tra gli ospiti è il noto imprenditore calzaturiero Luigino Rossi, presidente di Rossimoda – Gruppo LVMH – che ci racconta brani di storia del fashion e di come già decenni or sono il tema della sostenibilità fosse tenuto in seria considerazione dai principali stilisti delle griffe francesi con cui lui collaborava.
Vittorio Cianci – titolare di LART e consigliere di ANTIA, l’Associazione Nazionale del Tecnici di Abbigliamento che raccoglie i tecnici del settore delle principali casi del fashion – ci illustra un punto di vista molto tecnico e legato ad aspetti chimico/fisico e legati ai capitolati di fornitura, tema molto complesso e spinoso. Spesso ai nostri artigiani che lavorano per le grandi firme sono proposti – o meglio imposti – capitolati tecnici molto stringenti che associano ad aspetti chimico fisici alcune variabili legate alle sostenibilità.
Giambattista Matteotti è il direttore per il sud Europa di TÜV NORD, uno dei principali enti di certificazione mondiale. Matteotti ci racconta di alcune best-practice di aziende di eccellenza e dei vari standard internazionali di certificazione sui temi della sostenibilità: gli unici strumenti che possono garantire davvero al consumatore finale la effettiva messa in pratica delle appropriate politiche. Tra le varie certificazioni quella più diffusa tra le aziende del fashion è la SIA SA8000.
Uno stretto dibattito finale vede coinvolti alcuni relatori internazionali: Stefan Siegel – fondatore di Not Just a Label – piattaforma online che promuove i designer emergenti del fashion, Tara St. James – Study N.Y. / Brooklyn Fashion & Design Accelerator – una stilista molto attenta ad utilizzare prodotti eco-compatibili, e Lovisa Sunnerholm – di AEG / Electrolux – azienda da sempre in prima linea sui temi della sostenibilità. Ascoltando gli ospiti internazionali ci rendiamo conto che all’estero facciano molto sul serio e vi sia una forte sensibilità su questi temi che sono considerati strategici. In Italia abbiamo ancora molto da lavorare su questo.
Il convegno è stato molto stimolante ed interessante anche se purtroppo vista la vastità degli argomenti i temi sono stato solamente accennati. Ricordiamo a quanti fossero interessati ad approfondire l’argomento di segnalarsi utilizzando la nostra scheda di richiesta informazioni, li terremo informati di eventuali prossime iniziative in merito.
Vi aspettiamo al salone Origin assieme alle eccellenze del Made-in-Italy
MAS quest’anno è presente con un proprio stand al Salone Origin di Vicenza dal 15 al 18 maggio: Origin passions and beliefs.
Origin è un nuovo evento – alla sua seconda edizione – ed unico nel genere: rivolto agli addetti ai lavori dei settori fashion – tessuti, abbigliamento, pelletteria, stone… – le eccellenze artigiane del Made-in-Italy propongo le proprie abilità e le indirizzano ai mercati internazionali. Sono attese visite da parte dei principali brand del lusso e dei maggiori retailer internazionali.
Accanto alle aziende vi sarà anche un gruppo di designer internazionali del fashion, selezionati dalla nota piattaforma Not-just-a-label.
MAS nell’ambito della collaborazione con l’Ente Fiera sta curando un evento convegno che si terrà venerdì 15 maggio mattina sul tema della “sostenibilità nelle aziende del fashion” al quale parteciperanno importanti esperti del settore. L’agenda non è ancora del tutto stabilizzata ma daremo presto notizie sulla composizione del panel di relatori.
Vi aspettiamo tutti venerdì 15 maggio al nostro stand MAS MANAGEMENT NETWORK.
L’impresa sostenibile – Convegno organizzato da Antia e Sistema Moda Italia
Si è svolto lo scorso 25 marzo a Dossobuono di Villafranca (VR) il convegno “L’impresa Sostenibile – Il valore della sostenibilità per il Made In Italy”, organizzato da Sistema Moda Italia e ANTIA (Associazione italiana tecnici pofessionisti del sistema moda) allo scopo di “affrontare l’argomento della sostenibilità, dandone una prospettiva di responsabilità sociale, ambientale ed economica, con testimonianze concrete di come sia possibile uno sviluppo produttivo compatibile con il territorio e l’ambiente circostante”.
Il tema rimane di grande attualità: la sostenibilità sociale e ambientale è ormai un asset indispensabile per le imprese del tessile-abbigliamento. Non si tratta semplicemente di una scelta etica, ma di un argomento di investimento “business oriented” rivolto ad un ampio target di consumatori sempre più informati ed attenti, orientati a scegliere prodotti del settore moda realizzati e distribuiti secondo modalità compatibili con uno sviluppo sostenibile.
Come MAS siamo sempre attenti a questo tipo di eventi, lavorando fianco a fianco con tante imprese interessate al tema della sostenibilità, ed insieme seguendo un percorso che possa fare delle scelte etiche aziendali un valore aggiunto. La reputazione di ogni brand è largamente influenzata dal comportamento sostenibile delle imprese collegate, e le informazioni in questo senso acquisiscono sempre più importanza e visibilità nei media.
Al convegno sono intervenuti Piermario Barzaghi (Risk & Compliance, Climate Change and Sustainability Practice di KPMG Advisory Spa) e Francesca Rulli (Sustainability & Project Manager di Process Factory), che hanno analizzato lo scenario presente e futuro nel quale le aziende del settore dovranno muoversi per accedere al mercato ed essere competitive dal punto di vista dello sviluppo sostenibile lungo tutta la filiera produttiva e la catena di distribuzione, adottando “modelli di gestione coerenti, condivisi, affinchè essi possano rappresentare una leva strategica per costruire un business sostenibile adatto a generare valore”.
E’ seguita una tavola rotonda, cui hanno partecipato imprenditori “pionieri” della sostenibilità che ormai da tempo hanno abbracciato una vision d’impresa sostenibile a livello ambientale e sociale: Andrea Crespi (Eurojersey Spa e Consigliere Delegato per la sostenibilità di Sistema Moda Italia), Luca Galvani (Giorgio Armani Operations Spa), Alberto Gregotti (Presidente di Antia) e Alfonso Saibene Canepa (Canepa Spa), moderati da Cinzia Zuccon Morgani del Giornale di Vicenza. Insieme hanno raccontato le loro esperienze passate e delineato lo scenario del prossimo futuro, in cui l’operatività sarà rivolta ai processi innovativi e alla loro misurazione, monitoraggio e analisi; uno scenario in cui le scelte sostenibili d’impresa sono destinate a diventare elementi fondanti del marketing, nonché motivo di coinvolgimento di ogni azienda collegata, di ogni dimensione e posizionamento all’interno della filiera tessile-moda.
In conclusione, per giungere ad una sintesi degli obiettivi dell’incontro, si è sottolineato come l’argomento della sostenibilità non debba considerarsi una mera possibilità, bensì una “condizione per presidiare i mercati in modo autorevole”, particolare quanto mai importante nel settore del fashion, soprattutto di alto livello qualitativo. Si cerca dunque sempre più il coinvolgimento di professionisti, tecnici, imprenditori, nonché di clienti e fornitori all’interno della filiera, tutti chiamati ad un lavoro di necessaria collaborazione per un futuro sostenibile.