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MAS è Business Angel alla competizione internazionale Nanochallenge
Dal 2005 Nanochallenge premia i migliori business plan nel campo delle nanotecnologie, favorendo i progetti innovativi e cercando di attrarre i migliori talenti dando loro la possibilità di creare una startup.
Nanochallenge è una business plan competition internazionale organizzata da Veneto Nanotech, il Distretto Italiano delle nanotecnologie e, dal 2007, da IMAST, il Distretto Tecnologico polimerici e compositi e strutture di ingegneria dei materiali.
L’iniziativa ha lo scopo di attirare le migliori idee innovative, offrendo supporto finanziario e strategico per scienziati, ricercatori e imprenditori pronti a iniziare un vero e proprio percorso imprenditoriale.
I vincitori hanno accesso alle strutture Veneto Nanotech ( laboratori, strumenti e rete finanziaria) per poter sviluppare le proprie tecnologie e prodotti. Questo li aiuta a velocizzare la fase di start-up e sviluppo della business idea ed entrare cosi nel mercato.
Nanochallenge e Polymerchallenge si pone come un “incubatore” e coinvolge attori importanti come scienziatri, imprenditori, venture capitalist, business angels, in un ambiente che ha lo scopo di essere di stimolo per lo sviluppo delle idee.
Il concorso offre mette in palio un importo complessivo di 600.000 euro: 300.000 euro per start-up che partecipano nella categoria nanotecnologie e 300.000 euro per la categoria materiali a polimero di base.
Dopo la selezione delle migliori proposte di business, una giuria internazionale sceglierà i finalisti nel corso di un evento che si svolgerà a Padova il 30 e 31 Ottobre, 2012.
MAS parteciperà ai vari step del percorso che porterà alla selezioni dei migliori business plan, con il suo consulente Dr. Gianmaria Salvato, master in Innovazione d’Impresa presso la Fondazione CUOA e vincitore nel 2008 del premio per il miglior business plan master CUOA.
Assemblea generale Acrib 2012: La ricetta per il cambiamento
In occasione dell’Assemblea Generale Acrib (associazione Calzaturieri Riviera del Brenta) tenutasi di recente, il sociologo Enrico Finzi è intervenuto, come ogni anno, illustrando il suo punto di vista in relazione all’attuale scenario. Enrico Finzi è presidente di AstraRicerche (indagini sociali e di marketing, scenari e consulenza), sociologo e giornalista professionista. Ci è sembrato interessante riportare i punti salienti del suo intervento.
Dalle ricerche periodiche è emerso che solo il 29% degli Italiani descrivono la propria condizione socio economica in termini positivi, il rimanente 71% si dimostra totalmente negativo. L’andamento appare decisamente preoccupante, basti pensare che nel gennaio 2010 il 52% diceva che le cose andavano bene, e a giugno 2011 si era al 45%. Si tratta di un tracollo concentratosi in particolare durante questi ultimi 13 mesi, mesi in cui il mercato domestico è divenuto sempre più difficile. Alla domanda “come prevede si evolva la situazione fino a giugno 2013?” solo il 39% manifesta sensazioni di ottimismo, dato molto basso se confrontato con lo stesso a gennaio 2010, che si attestava intorno al 63%.
Tuttavia negli ultimi mesi, sebbene la situazione non abbia di fatto subito alcun miglioramento, si è verificata una crescita di tale percentuale dal 34 al 39% (dato attuale), ciò significa che 2 milioni di Italiani che fino a qualche mese fa si dimostravano nettamente pessimisti, ora si rtrovano ad aver acquisito maggiore fiducia e speranza per il prossimo futuro.
Secondo il sociologo, tale dato risulta particolarmente interessante e in relazione ad esso individua quattro motivazioni alla base di questo cambio di tendenza:
- L’Italia calcistica, che almeno in quest’ambito è “riuscita a suonargliele alla Germania”; i grandi fenomeni collettivi a volte aiutano.
- L’andamento delle trattative a livello Europeo.
- Il ritorno all’ottimismo degli Italiani colpiti dal sisma.
- La constatazione derivante dall’osservazione del Popolo Italiano nelle diverse epoche che fa emergere il fatto che noi Italiani non siamo capaci di stare al lungo depressi, abbiamo bisogno di risalire dopo un periodo di crisi, quasi avessimo una propensione naturale a rialzarci in piedi.
Se non si può dire che il peggio è passato, di certo è lecito pensare che ci siano i buoni presupposti per scommettere nel futuro indipendentemente dall’andamento attuale delle cose.
Come affrontare dunque questo futuro? Dove andare? Cosa fare?
Le ricerche aiutano a capire, e ci dicono che:
- L’export è quello che salverà le imprese, bisogna insistere sui processi di internalizzazione
- Investire ulteriormente sull’innovazione digitale, sul web, che attualmente ancora pochi sfruttano; di fatto il web rappresenta una risorsa low cost e costituisce una grandissima opportunità, web inteso non solo come e-commerce ma strumento per informare, spiegare, documentare, rendere attrattivo, in definitiva COMUNICARE.
- Investire di più nelle innovazioni di processo, è necessario razionalizzare l’impiego delle risorse, razionalizzare i processi , abbattere gli sprechi, senza nulla togliere alla cultura di mestiere.
- Potenziare il brand building, le aziende, in particolare le calzaturiere, sono ancora troppo carenti nella comunicazione, essere in grado non solo di fare ma anche di far sapere.
- Tornare ad avere voglia di investire.
Sarà dunque necessario orientarsi ad un cambiamento che dovrà essere continuo e per far ciò la ricetta prevede 5 ingredienti essenziali, che secondo il sociologo, potranno veramente fare la differenza:
- Sognare, in questo particolare momento l’analisi razionale può solo rallentare il percorso che si intende intraprendere.
- Avere simpatia per il cambiamento, che ci deve incuriosire e non impaurire, è necessario chiedersi cosa si può fare di nuovo per produrre nuovi modelli di successo, e non pensare al successo passato, a quello che è stato fatto.
- Valorizzare maggiormente il contributo delle donne in ambito imprenditoriale.
- Aumentare la flessibilità che, anche se a livelli elevati, deve essere ulteriormente potenziata, perché il futuro sarà molto più dinamico di quanto non sia stato il passato.
- Metterci dell’ ironia e soprattutto dell’autoironia, ossia non prendersi troppo sul serio “non piangersi addosso piuttosto ridersi addosso”.
Molti gli spunti di riflessione, così come molti i punti interrogativi..
Da tutto ciò emerge però la necessità di prendere in considerazione che ora più che mai sia assolutamente necessario cambiare rotta, guardarsi intorno e capire come orientarsi al miglioramento, spogliandosi in parte dell’esperienza passata perché ormai nulla è più come una volta.
Il controllo di gestione nelle PMI
Il mondo sta attraversando, oramai da qualche anno, la più grave crisi finanziaria dopo quella del ’29. Risulta quindi importante chiedersi quale ruolo debba avere, in tale contesto, il controllo di gestione nelle nostre PMI; è davvero importante e tale da poter contribuire alle performance dell’azienda oppure è soltanto un’attività aggiuntiva, un sovraccarico di lavoro per gli amministrativi già alle prese con la contabilità e i sempre più frequenti solleciti di pagamento.
A parere di chi scrive, il Controllo di Gestione viene spesso identificato come il controllo dei costi (c.d. cost accounting and control), ma al contrario, si tratta di un importante insieme di strumenti a supporto della crescita aziendale. L’implementazione in azienda di un buon sistema di controllo di gestione infatti permette di capire se si sulla rotta giusta rispetto alla mission (visione strategica di lungo periodo) e agli obiettivi operativi di più breve periodo, consente di valutare la bontà di una strategia di sviluppo individuando i settori dove conviene investire o, al contrario, disinvestire, fornisce strumenti pratici per monitorare i flussi finanziari e via dicendo.
Per quanto riguarda il monitoraggio della redditività dei diversi settori aziendali, si tratta di rispondere a domande del tipo “ Quanto è importante, specialmente in un momento di crisi, sapere esattamente dove l’azienda guadagna e dove perde? “ oppure “Qual è la marginalità delle diverse aree di business? “. Grazie alle informazioni elaborate dal controllo di gestione, è infatti possibile indirizzare le scelte aziendali sulle situazioni remunerative ed intervenire laddove si generano perdite o profitti non adeguati. Gli strumenti principali in questo senso sono la contabilità analitica, il reporting “segmentale” (cioè strutturato “per aree di business”) e le varie analisi di redditività correlate, che possono spingersi fino ai singoli prodotti, clienti e/o commesse.
In merito all’utilizzo dei budget (master budget e budget settoriali), anche nelle nostre PMI dovrebbero finalmente affermarsi concetti importanti volti a far comprendere come alle “persone chiave” devono essere assegnati obiettivi chiari (fatturato, acquisizione ordini, produzione realizzata, marginalità, produttività e poco altro ) e misurabili; in corso d’opera, si verifica se e quanto gli obiettivi vengono raggiunti e le motivazioni degli eventuali scostamenti. Gli strumenti operativi da utilizzare sono quindi il budget ed il reporting, ovvero l’assegnazione di obiettivi ed il processo di verifica.
La finanza, infine, deve essere (il più possibile) governata e non subita. In questo periodo storico difficile per le nostre PMI, sono sempre più le aziende che hanno il problema dei clienti che non pagano (ritardi e insoluti). Ma proprio per questo, a maggior ragione, è indispensabile predisporre un piano B e a volte un piano C. Molte sono le azioni che si possono compiere per governare la finanza, ma risulta fondamentale muoversi con un certo anticipo e questo risultato si può conseguire soltanto attraverso un efficace sistema di monitoraggio e gestione dei flussi di cassa.
Naturalmente la mappa degli strumenti del controllo di gestione non si esaurisce certo qui, si pensi soltanto al monitoraggio della concorrenza (benchmarking) o alla balance scorecard, strumento di supporto nella gestione strategica dell’impresa che permette di tradurre la mission aziendale e la strategia in un insieme coerente di misure di performance, facilitandone la misurabilità.
Dal Crowd-Computing al Hyper-Local: nuovi modelli di business in Internet
Se ne è parlato oggi al Forum ICT della Business School CUOA al convegno Nuovi modelli di business nell’era di Internet.
Sono sempre di più le evidenze anche quantitative che il mercato e il business stia subendo una forte virata verso internet e l’online.
Ne avevamo anche parlato in un nostro articolo precedente che accennava ad alcuni dati emersi da un recente studio del Politecnico di Milano.
Ma senza disturbare gli economisti e gli statistici ci sembra abbastanza ovvio ed evidente che oramai gli acquisti online e nuovi modalità di business si stanno facendo avanti in modo sempre più rilevante.
Internet oramai ce l’abbiamo tutti, ogni famiglia dispone di un computer o uno smartphone o tablet, la carta di credito – magari di quelle a scalare – è molto diffusa, ogni azienda ha il suo sito web… Insomma non ci sono più scuse e Internet è un assodato strumento per fare business.
Oggi al CUOA il tema affrontato è stato proprio quello dei nuovi modelli di business.
Online infatti non vuol dire solo e per forza eCommerce per fare gli acquisti con il carrello elettronico ma ci sono anche molte altre iniziative assolutamente innovative che consento di sviluppare attività commerciali o di promozione attraverso i nuovi strumenti della rete: il web, le app per gli smartphone, ed altro ancora.
Al convegno si sono presentati TRE casi di studio reali, due già ben noti a noi di MAS trattandosi di startup che in qualche modo abbiamo seguito fin dalla nascita. E’ stato anzi molto interessante vedere come idee sulla carta si siano effettivamente concretizzate in società operative.
Prima è stato presentato il caso di eCommerce abbastanza classico di Franklin & Marshall, un’industria italiana del fashion che forte del proprio marchio specie nei mercati stranieri sta conoscendo un successo di vendite on-Line assolutamente rilevante.
Poi il giovane designer Davide Scomparin ci ha presentato DESALL il suo nuovo sito – in lancio in questi giorni – che invece è una assoluta prima mondiale. Si tratta di un cosiddetto marketplace nel quale si scambiano domanda ed offerta di sevizi di “Design Industriale”. In sostanza un’azienda cerca idee e progetti per il design di propri prodotti e quindi lancia in Internet una gara dove i designer da tutto il mondo – professionisti o appassionati hobbisti – possono candidarsi e proporre le proprie idee.
Questo approccio si inserisce nel tema del Crowd-Sourcing ovvero del nuovo fenomeno reso possibile dagli strumenti Internet nel quale si fa leva sulla intelligenza collettiva e nel quale i molti si aggregano con le loro idee e servizi per produrre nuovi significati e nuovo valore. Tema affascinante ed attuale sul quale intendo approfondire in uni dei prossimi articoli.
Poi è stata la volta di Guido Oselladore di CuPuppo, un nuovo portale che vende “buoni sconto” per servizi e prodotti vari. In qualche modo assomiglia al più noto Groupon americano, leader di mercato, ma se ne differenzia in quanto CuPuppo ha un approccio iperlocale anche supportato dai network radiofonici locali diffusi in tutta Italia. In questo caso si inserisce in un altro filone di modelli definiti Hyper-Local, che ovvero sfruttano la prossimità fisica e le specificità locali ma rese fruibili e ricaricabili attraverso i paradigmi del Web.
Nel convegno abbiamo quindi avuto una prima pratica esemplificazioni di come grazie ad Internet sia possibile creare nuovo valore e come si possa creare imopresa in modo assolutamente innovativo.
Su questi temi saremo presto presenti con ulteriori approfondimenti.
Finanziamenti per la formazione su tecniche di gestione aziendale avanzate
Di recente la Regione Veneto ha stanziato dei fondi per finanziare corsi di formazione alle aziende della Moda, su tecniche manageriali avanzate per la gestione di Impresa. Tale formazione prevede l’approfondimento di diversi temi, tra cui la Lean Production applicata al Settore del Fashion.
Si tratta di un’opportunità davvero stimolate per le aziende del Settore, che di recente si sta sempre più avvicinando alle metodologie proprie della Lean Production.
Contattaci per avere informazioni a riguardo, ti illustreremo i dettagli specifici e ti segnaleremo iniziative analoghe che si stanno avviando in ambito Lean.
La Formazione al tempo di Internet
Oggi a Padova si è tenuto il seminario AIF “Apprendere in modo non formale e informale con le nuove applicazioni social“, il programma completo lo trovate nel nostro precedente articolo qui.
Bruno Pacquola, organizzatore dell’evento e delegato AIF, ha aperto i lavori introducendo il tema. Spiega che l’idea gli era venuta ancora alcuni mesi fa analizzando uno studio della comunità europea nel quale si evidenziava l’importanza degli strumenti di tipo Web 2.0 per favorire i processi di formazione ma al contempo si indicava che non c’è ancora una piena consapevolezza delle potenzialità da parte degli operatori del settore.
La giornata odierna si inserisce quindi nel contesto di dare spazio a questi temi sia fornendo un inquadramento generale che raccontando i casi studio sviluppati dai alcuni formatori di AIF.
A questo punto mi viene data la parola ed io tratto il tema dal punto di vista delle imprese con una mia relazione “Impresa 2.0: dal Web 2.0 ai nuovi modelli organizzativi d’impresa nell’era digitale” nella quale espongo il punto di vista e gli impatti del tema Web 2.0 soprattutto nelle imprese.
Il secondo relatore è Gianni Marconato, professore dell’Università di Padova e Verona. E’ un profondo sostenitore degli strumenti Web 2.0: ci cita almeno una dozzina di comunità social network da lui gestite e che trattano il tema della formazione. Marconato sviluppa il tema degli ambienti di apprendimento: ovvero ambienti navigabili, aperti, ricchi di risorse, con strutture fluide, che possono favorire i meccanismi dell’apprendere… In tal senso i social network possono fungere allo scopo diventando degli straordinari attivatori dei sistemi di apprendimento. Accenna all sua case history di social network “La scuola che funziona” nella quale sono stati sviluppati questi temi.
E’ quindi la volta di Clementina Marinoni della Fondazione Politecnico di Milano che ci presenta il progetto europeo “Connect” che riguarda lo creazione di comunità virtuali per lo sviluppo di processi di apprendimento non formale e informale attivati dall’uso di strumenti Web 2.0.
Le persone discenti attraverso i principi del costruttivismo sono state attivamente coinvolte nella creazione dei contenuti formativi usando strumenti innovativi: blog, live-room, visual CV, slideshare, poll, foto peach, google docs ed altro… tutti i partecipanti hanno lavorato sulle aree dello studio delle lingue straniere e delle crescita professionale.
Il progetto è stato molto interessante e molto positivo per i partecipanti. Ci sono state comunque alcune criticità ma forse quella più rilevante riguarda il ruolo dei formatori tutor che sebbene fossero persone molto preparate hanno manifestato una inadeguatezza di attitudine verso il web: i formatori di vecchia scuola, i più maturi in termini di età, hanno fatto dimostrato molta difficoltà a districarsi nel progetto. In progetti analoghi bisogna assolutamente prevedere delle sessioni di formazione ai formatori.
Anche la pubblica amministrazione non è insensibile a questi temi di formazione avanzata. Ce ne ha parlato Martina Semenzato – direzione Risorse Umane – del Comune di Venezia. All’interno di questa amministrazione già da qualche anno si sta vivendo una vera e forte rivoluzione culturale: le pratiche Web 2.0 sono state volute e spinte da un gruppo di dirigenti e hanno portato a risultati straordinari. L’ambito di applicazione più interessante è stato quello rivolto al processi di apprendimento. Utilizzando blog, forum, wiki, podcast, social network e community le persone sono state coinvolte in nuovi modelli formativi dando risposta alle esigenze di obiettivi didattici ma anche hanno imparato nuove modalità organizzative di tipo innovativo.
Grazie al Web 2.0 infatti è stata operata una rivoluzione culturale interna al comune che vede una sostanziale ristrutturazione negli aspetti di collaborazione, formazione e comunicazione.
Un fattore critico di successo o meglio una buona prassi che Semenzato ci ha suggerito è quella di ingaggiare nel progetto un primo nucleo di persone fortemente interessate ed appassionate al Web che possano fungere da traino coinvolgendo tutti gli altri colleghi.
Devo ammettere che quanto presentato mi ha molto colpito: ho trovato dei casi interessanti e molto avanzati, molto più avanzati di quanto non pensassi di trovare. Sebbene probabilmente la larga parte ancora della formazione viene svolta con modalità tradizionali esistono tuttavia dei formatori avanzati e indirizzati all’innovazione che non solo sperimentano ma portano in esercizio complesse ed avanzatissime soluzione di Learning 2.0.
Seminario AIF: “Apprendere in modo non formale e informale con le nuove applicazioni social”
AIF – Associazione Italiana Formatori – ha organizzato un seminario di aggiornamento professionale nel Veneto dal titolo:
“NUOVE ICT – WEB 2.0: APPRENDERE IN MODO NON FORMALE E INFORMALE CON LE NUOVE APPLICAZIONI SOCIAL NETWORK, INSTANT MESSAGE, NEWS GROUP, BLOG, WIKIS, PODCAST, HR2.0“.
Il seminario si svolgerà dalle ore 14.30 alle ore 18.00 presso il Centro Conferenze Alla Stanga della Camera di Commercio di PADOVA – Piazza Zanellato n. 21.
Da alcuni anni nel WEB è in atto un radicale processo di trasformazione che sta portando ad una nuova visione della rete basata sulla collaborazione tra gli individui, sulla produzione distribuita dei contenuti, sulla possibilità di disporre di dati e di informazioni indipendentemente dal luogo, dal tempo e dal supporto utilizzato.
Con la diffusione delle nuove tecnologie gli scenari evolutivi legati allo sviluppo delle competenze individuali e organizzative portano ad un ripensamento dei processi di apprendimento e di formazione, creando le condizioni per un ridisegno degli aspetti essenziali delle dinamiche di costruzione del sapere. Inevitabilmente il formatore deve relazionarsi in modo responsabile anche con le nuove reti sociali che i sistemi multimediali hanno sviluppato con impressionante progressione . L’obiettivo del seminario è quello di analizzare l’impatto della diffusione delle nuove ICT , WEB 2.0. in particolare, sui modelli di apprendimento, di formazione e della stessa organizzazione del lavoro, con interventi che puntano ad integrare gli aspetti teorico- metodologici con le pratiche emergenti.
RELATORI
- Walter Macorig, esperto di innovazione e miglioramento delle performances aziendali legate all’utilizzo di nuove tecnologie presso MAS Management Network
- Gianni Marconato, psicologo e formatore, professore a contratto presso l’Università di Padova e Verona
- Clementina Marinoni, responsabile Area Valorizzazione Risorse Umane, formatrice, esperta di empowerment e riconoscimento delle competenze, presso la Fondazione Politecnico di Milano.
- Martina Semenzato, esperta di processi di apprendimento presso il Servizio Formazione – Direzione Risorse Umane del Comune di Venezia
PROGRAMMA
Ore 14.30
REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
Saluto e introduzione della Presidente di AIF Veneto Anna Malaguti e avvio dei lavori
Ore 14.45
PRESENTAZIONE SEMINARIO Bruno Pacquola
Socio AIF, Formatore-Consulente
Ore 15.00
Walter Macorig
Entreprise 2.0.: dal Web 2.0. ai nuovi modelli organizzativi d’impresa nell’era digitale
Ore 15.30
Gianni Marconato
Ambienti di apprendimento networking-oriented, un’opportunità ancora lontana? Spunti per l’azione.
Ore 16.00
Clementina Marinoni
In che misura è possibile facilitare lo sviluppo delle skill digitali e per la vita attraverso l’apprendimento informale in rete e nelle comunità virtuali? Racconto di un’esperienza europea
Ore 16.30
Martina Semenzato
L’analisi delle potenzialità delle nuove tecnologie Web 2.0. nello sviluppo dei processi di apprendimento-formazione nella P.A. locale: alcune riflessioni del Servizio Formazione, Direzione R.U. del Comune di Venezia
Ore 17.00 DIBATTITO
Ore 18.00 CHIUSURA LAVORI
L’importanza di una buona gestione finanziaria
Un aspetto che la crisi finanziaria iniziata nel 2007 ha messo in luce, è la carenza in molte nostre PMI della cultura “finanziaria”. Spesso la gestione dei delicati aspetti finanziari infatti viene delegata ai responsabili degli uffici amministrativi i quali, in molti casi, mancano della necessaria competenza o adeguata formazione.
Quando gli elementi principali erano gli aspetti economici e non, come oggi, quelli di natura finanziaria, le nostre PMI hanno saputo esaltare aspetti come la flessibilità, lo spirito d’iniziativa, il “fiuto” per gli affari e la tenacia nel perseguire la propria mission.
La miopia per gli aspetti finanziari è oggi però tale da produrre situazioni che possono fuorviare l’imprenditore nella gestione della propria impresa, dando una rappresentazione della situazione tendente ad esaltare solo alcuni aspetti del complesso e sistemico sistema aziendale. Dietro risultati economici esaltanti si può infatti celare una situazione di tensione finanziaria e di crisi di liquidità che, nel medio-lungo periodo, può anche portare al default dell’azienda. Ancor più nei momenti di crescita aziendale, la gestione della finanza viene spesso trascurata e relegata ad ruolo di secondo piano, succube delle più pressanti e rilevanti questioni di natura commerciale.
Pianificazione finanziaria, valutazione degli investimenti, monitoraggio dell’equilibri di breve periodo sono aspetti che vengono demandati all’area amministrazione che si ritrova spesso a doverli gestire direttamente con le banche che, sempre più in questi ultimi anni (prima della crisi infatti l’accesso al credito era molto più facile e richiedeva spesso verifiche sommarie da parte degli istituti di credito), stanno diventando molto restie a concedere liquidità alle imprese. Oggi le banche devono infatti fare i conti con la crisi finanziaria e con la conseguente carenza di liquidità; per rispettare infatti i paletti imposti da Basilea 2, gli istituti di credito esposti per avere in portafoglio titoli di stati soggetti a pesanti svalutazioni, devono di fatto chiudere, o quanto meno allentare, i rubinetti che hanno permesso alle nostre imprese di crescere nel passato.
La dinamica del credito in Italia fa emergere tra la fine del 2011 e il primo trimestre del 2012 “effettivi indizi di credit crunch”, soprattutto a danno delle imprese di minori dimensioni.
E’ quanto fotografa l’Istat nel rapporto annuale del 2012 sulla situazione del dell’Italia.
La solidità dell’impresa, si legge nel rapporto, “ha un ruolo significativo autonomo nel ridurre la probabilità di non ottenere il credito richiesto a prescindere dalla dimensione dell’impresa, ma nei settori manifatturieri e dei servizi la penalizzazione dovuta alla dimensione non è pienamente compensata dall’essere in buone condizioni economiche”.
I Business Game: quanto conta il fattore esperienziale
È vero che giocando si impara a fare i manager? Dall’esperienza MAS si direbbe proprio di sì…. Nulla di meglio dei giochi di ruolo, giochi che seguono il principio del “learning by doing” per imparare attraverso l’esperienza diretta.
I business game sono infatti strumenti di simulazione della realtà che, nell’ambito di un progetto formativo, aiutano ad affinare le capacità decisionali, a capire come aumentare la competitività dell’impresa e mettere in pratica attraverso il gioco ciò che si è appreso nella teoria. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le caratteristiche che contraddistinguono un business game qualunque:
- è incentrato sulla simulazione della gestione dell’impresa e per tale motivo ha l’obiettivo di favorire l’apprendimento di tecniche specifiche di gestione
- migliora l’approccio strategico
- migliora la conoscenza delle problematiche e circostanze critiche che le diverse funzioni aziendali devono affrontare
- affina le capacità decisionali soprattutto a livello di efficacia delle scelte adottate e di tempo a disposizione
- sviluppa le capacità dei partecipanti quando si deve operare in emergenza
- incentiva lo sviluppo del lavoro in team
- incentiva l’emergere di caratteristiche quali la leadership
Per questo molte aziende decidono di inserire nei pacchetti formativi i business game per i propri manager e non solo, come ad esempio il beer game, che trova tipicamente il suo impiego nell’ambito dello studio delle prestazioni della supply chain. Tale gioco permette di analizzare come la mancanza di integrazione, comunicazione, pensiero olistico e sistemico provochino numerose distorsioni nelle informazioni scambiate tra i vari stadi della catena di fornitura, creando inefficienze generanti eccessivi costi logistici.
I consulenti di MAS ritengono dunque fondamentale il fattore esperienziale legato al “learning by doing”, e in questo possono aiutare le aziende a trovare il modo migliore per ricreare le dinamiche effettive che costantemente devono affrontare.
EuroCloud Day 2012: l’Europa parla di Cloud Computing alle Imprese Italiane
Si è tenuto oggi alla fondazione CUOA l’evento “EuroCloud Day 2012” un convegno sul tema attualissimo del Cloud Computing organizzato in contemporanea in diverse città europee con interventi in videoconferenza tenuti da autorevoli referenti della Commissione Europea e con presenze locali per testimonianze di casi di successo nelle aziende.
EuroCloud Day, usando le stesse parole degli organizzatori, si definisce come
Ricordiamo a chi non lo sapesse che per Cloud Computing ci si riferisce a tutto quell’insieme di strumenti, metodologie e tecnologie che portano soluzione Informatiche facendole fruire da remoto attraverso la rete: in sostanza “programmi informatici” – di tutti i tipi per uso aziendale e personale – che vengono utilizzati subito pronti, chiavi in mano, fruiti direttamente da Internet su computer e palmari. Vedi su wikipedia la definizione di Cloud Computing.
Dopo l’apertura di rito siamo subito stati proiettati nello spirito dell’evento grazie alla videoconferenza in tempo reale che ci ha tenuto J.P. Billotte, presidente di EuroCloud Europe, che da Bruxelles ci ha introdotto ai temi della giornata e ci ha tracciato le linee strategiche di sviluppo del tema anche segnalandoci l’estremo grado di attenzione che tutti gli Stati Europei stanno ponendo nel Cloud.
E’ stato quindi il turno di Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione Europea e responsabile per l’implementazione dell’Agenda Digitale. Neelie ci ha manifestato il forte livello di attenzione che la Commissione sta ponendo a tutto il mondo digitale. Internet, l’informatica e tutte le tecnologie connesse sono viste come una straordinaria possibilità di sviluppo dell’economia e di efficientamento delle organizzazioni. Il fenomeno del Cloud si inserisce perfettamente nel quadro strategico dell’Agenda Digitale Europea. Oltre all’impatto nelle aziende di tutte le dimensioni ci si aspetta un importante beneficio anche in tutto l’universo delle Pubbliche Amministrazioni che potranno con queste metodologie conseguire importanti risultati di miglioramento dei processi organizzativi.
Successivamente vari relatori in sala – imprenditori, manager, avvocati..- si sono alternati portando i vari punti di vista sull’argomento segnalando l’alto livello di attenzione e soprattutto quanto il Cloud possa essere utile soprattutto alle PMI ovvero a quelle piccole aziende che alle volte fanno difficoltà ad affrontare gli investimenti in tecnologie informatiche sia per le barriere all’entrata in termini di investimenti che per le conoscenze tecniche spesso non presenti in azienda.
Invece grazie al Cloud tutti – anche i piccolissimi – possono accedere alle più moderne applicazioni informatiche pagando dei semplici canoni di utilizzo (un tanto al mese a seconda di quanti utenti lavorano) subito disponibili comodamente via Internet senza dover installare complesse procedure in azienda e senza doversi attrezzare con potenti server o altre apparecchiature.
Tra le relazioni merita una speciale menzione quella di Informatici senza Frontiere, una associazione senza scopo di lucro che offre gratuitamente servizi e tecnologie informatiche alle popolazioni svantaggiate del terzo mondo. Claudio Pieri – referente dell’associazione – ci ha raccontato di come grazie alle tecnologie di Cloud Computing il loro gruppo di volontari riesca facilmente ad offrire servizi e supporto ad ospedali e scuole nell’Africa Nera. Sicuramente una ulteriore ed interessante applicazione del mondo Cloud.