Introduzione alla mappatura dei processi

Introduzione alla mappatura dei processi

Per mettere in pratica le idee è importante prima organizzare e progettare un piano d’azione. Il metodo più efficace ed efficiente è quello di elaborare una mappa dei processi, strumento versatile che aiuta a visualizzare il flusso di lavoro per migliorare le molteplici attività.

La mappatura dei processi è una rappresentazione visiva del flusso di lavoro che serve per individuare  vari problemi e diverse aree di miglioramento. Il suo scopo è quello di illustrare come funziona un processo in modo conciso e diretto consentendo a qualsiasi membro del team di comprendere facilmente come gestire un determinato processo senza lunghe spiegazioni verbali. Inoltre è fondamentale per semplificare la comprensione di un flusso di lavoro, per migliorare la comunicazione, per standardizzare la documentazione del processo e per aiutare a pianificare le attività e i progetti futuri.

La mappatura dei processi utilizza i simboli del linguaggio UML (Unified Modeling Language) per rappresentare gli elementi chiave come fasi, punti di decisione, input e output, e membri del team coinvolti. Creare una mappa di processo è semplice e può essere fatto su carta o utilizzando software i cui punti fondamentali sono i seguenti:

  1. Identificare l’attività o il problema da analizzare
  2. Elencare le attività necessarie allo svolgimento
  3. Indicare la sequenza dei passaggi
  4. Disegnare un diagramma di flusso utilizzando i simboli della mappatura dei processi
  5. Condividere il piano elaborato con i colleghi
  6. Analizzare le attività di miglioramento da sviluppare

Ci sono diverse metodologie per svolgere un’efficiente mappa dei processi aziendali, che rispondono alle precise esigenze di un’impresa. L’obiettivo principale è quello di illustrare con simboli, grafici e forme geometriche, tutte le fasi in cui è strutturato il processo, nonché le risorse aziendali coinvolte.

Di seguito varie tipologie di mappe dei processi:

  • Diagramma di flusso: utilizzato per pianificare nuovi progetti, migliorare la comunicazione tra i membri del team, creare modelli e documenti dei processi, risolvere problemi di uno sviluppo in corso e analizzare e gestire i flussi di lavoro
  • Mappa di processo generale: usato per definire i processi aziendali e identificare i passaggi chiave necessari
  • Mappa di processo dettagliata: documenta i punti decisionali, gli input e gli output di ogni passaggio
  • Mappa swimlane: organizza le attività di un processo in “corsie” per designare chi è responsabile di ciascuna attività. Le mappe swimlane sono ideali per formare i dipendenti nel loro ruolo e aumentare la responsabilizzazione
  • Mappa del flusso di valore: permette di visualizzare il processo tramite il quale un prodotto o un servizio raggiunge il cliente
  • Diagramma SIPOC: è un grafico che identifica gli elementi chiave di un processo, che può essere creato come passaggio preliminare di una mappatura di sviluppo dettagliata

Le mappe dei processi non sono definitive. È inevitabile che si verifichino dei cambiamenti, sia che si tratti di una nuova struttura aziendale, sia che i clienti cambino completamente ciò che vogliono dall’azienda. I processi dovranno adattarsi per stare al passo con un ambiente in continua evoluzione. Ciò significa rivedere la mappa dei processi per migliorarla continuamente e apportare le modifiche necessarie per mantenerla aggiornata.

Business Process Management: nuove tecnologie e miglioramento continuo

Business Process Management: nuove tecnologie e miglioramento continuo

Il Business Process Management (BPM) è una combinazione di strumenti e soluzioni che aiuta le organizzazioni a raggiungere un livello ottimale di automazione, gestione e ottimizzazione dei processi. Lo scopo delle metodologie BPM è promuovere il miglioramento continuo, la scalabilità e l’efficienza operativa utilizzando un approccio olistico, analizzando e migliorando i processi aziendali.

La gestione dei processi aziendali è quindi una disciplina organizzativa mediante la quale si analizza lo stato delle cose e si identificano le aree di miglioramento per creare un’organizzazione più efficiente ed efficace tramite la definizione, la progettazione, l’esecuzione, il monitoraggio e l’ottimizzazione dei processi aziendali. Semplificando i processi ed eliminando gli sprechi è posibile ridurre i costi e migliorare la qualità dei propri prodotti e servizi.

Inoltre, la gestione dei processi aziendali aiuta le organizzazioni a essere più reattive alle mutevoli esigenze dei clienti e del mercato e ad adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie e ai nuovi modelli di business. Questo avviene implementando una strategia BPM. Le fasi del ciclo di vita di una strategia BPM sono:

  1. PROGETTAZIONE: La maggior parte dei processi include un modulo per raccogliere i dati e un flusso di lavoro per elaborarli. Viene creato uno schema che identifica chi sarà il proprietario di ogni attività in ogni flusso di lavoro.
  2. DISEGNO DI UN MODELLO: Si rappresentano i processi con un layout visivo, includendo dettagli come tempi, scadenze e condizioni per dare un’idea chiara della sequenza degli eventi e del flusso dei dati durante ogni processo.
  3. ESECUZIONE DEI PROCESSI: Si eseguono i processi, testandoli prima dal vivo con un piccolo gruppo e poi attivandoli per tutti gli utenti. E’ importante assicurarsi di limitare l’accesso alle informazioni sensibili.
  4. MONITORAGGIO: Si osserva ogni processo del flusso di lavoro in azione. Si identificano le metriche per valutare i progressi, misurare l’efficienza e individuare eventuali colli di bottiglia, anche mediante la registrazione di dati e l’utilizzo di tecniche di business intelligence.
  5. OTTIMIZZAZIONE: Durante le analisi di monitoraggio vengono annotate eventuali modifiche che devono essere apportate ai moduli, ai processi o al flusso di lavoro per renderli più efficienti. Anch’esse vanno implementate e monitorate.

Le più diffuse best practices per la gestione dei processi all’interno di una strategia BPM comprendono la definizione di scopi e obiettivi chiari (relativamente ai risultati che si vogliono ottenere), il coinvolgimento di tutte le parti interessate, la documentazione di tutte le analisi di processo (anche per tenere traccia dei progressi nel tempo), il monitoraggio sistematico delle prestazioni, l’utilizzo di nuove tecnologie (in particolare digitali) e infine la promozione di una cultura del miglioramento continuo all’interno della realtà aziendale.

Con tutte queste componenti ben organizzate, le aziende possono raggiungere elevati livelli di efficienza aumentando la propria competitività, soprattutto considerando che oggi gli strumenti tecnologici per gestire una strategia BPM sono alla portata di tutti.

Il marketing strategico in 5 fasi

Il marketing strategico in 5 fasi

Il marketing strategico è il processo attraverso il quale un’impresa determina la strategia competitiva più adatta per conseguire i propri obiettivi di medio-lungo termine. Poiché in generale le attività di marketing aiutano ad attirare le persone verso la propria attività, è essenziale non solo sapere come attirarle, ma ancor prima sapere chi sono e come poter comunicare con loro: il modo in cui si possono ottenere queste informazioni è il cuore del marketing strategico. Inoltre, il marketing strategico è ciò che viene svolto dalle aziende che hanno una strategia di marketing chiara e documentata, che guida tutta l’attività. È per sua natura misurato sul lungo periodo ed è il fondamento su cui vengono prese tutte le decisioni di marketing, al fine di creare un vantaggio competitivo sostenibile che consenta una futura crescita redditizia per l’azienda.

Una strategia di marketing può essere considerata come una guida definitiva ad alto livello che determina la direzione in cui sta andando l’azienda. Ciò influirà quindi sul piano di marketing, che è il progetto più dettagliato di come verrà attuata la strategia. Sotto il piano di marketing vi saranno attività tattiche specifiche ed azioni pratiche. Trascurare il livello strategico significa compiere azioni standard che somigliano più ad una sorta di lista di controllo: scegliere il logo, avere un sito web aggiornato e una presenza sui social media, indire una campagna pubblicitaria, ecc. Tuttavia si tratta di scelte che possono rivelarsi poco efficaci se non c’è una solida motivazione per ciò che si sta facendo. Il processo di marketing strategico, invece, prevede la conduzione di ricerche e la definizione di scopi e obiettivi che massimizzeranno l’efficacia e il successo della strategia di marketing complessiva.

L’implementazione di un piano strategico può essere sviluppata per fasi:

  1. Fase di pianificazione: è il passaggio più critico e serve ad identificare lo scopo dell’attività, le esigenze e gli obiettivi che si desidera raggiungere.
  2. Fase di analisi: la fase di analisi comporta uno sguardo esteriore su come la tua azienda si confronta con i concorrenti nel suo settore. Andranno condotte ricerche di mercato e analisi della concorrenza, cercando di ottenere una comprensione completa di chi sono i clienti, dei loro bisogni, desideri, interessi e di dove si possono trovare all’interno del mercato.
  3. Fase di sviluppo: si tratta di stabilire le tattiche di marketing che sono informate dal processo di marketing strategico, ovvero il modo in cui verranno raggiunti gli obiettivi della fase 1 riguardanti le informazioni scoperte durante la fase 2. Ciò viene deciso prevedendo la definizione del marketing mix, che è composto da prodotto (cosa viene venduto), prezzo, luogo (dove viene venduto) e promozione (canali e modalità pubblicitarie).
  4. Fase di attuazione: si inizia ad implementare la strategia sviluppata sulla base della pianificazione e ricerca di mercato. Si lancia il prodotto e si comincia a vendere.
  5. Fase di controllo: è importante verificare l’efficacia delle azioni intraprese e rivedere i processi, apportando le modifiche necessarie. Poiché il mercato è in continua evoluzione, potrebbe essere necessario rivedere alcuni aspetti delle fasi precedenti a causa delle nuove tendenze, del cambiamento degli interessi dei consumatori o del mancato successo delle tattiche scelte inizialmente.

Il marketing strategico è importante perché permette di massimizzare il ritorno sull’investimento, di valutare le opportunità in modo efficace mediante una guida che permette scelte razionali, di assicurarsi che tutto il personale si muova nella stessa direzione e infine di gestire tutte le attività promozionali in modo misurato ed efficiente. La strategia di marketing è un elemento cruciale per qualsiasi azienda che stia cercando di crescere in modo redditizio.

Tendenze del Fashion sostenibile

Tendenze del Fashion sostenibile

Uno dei temi che sta acquistando notevole importanza a livello socio-culturale ed economico negli ultimi tempi è quello della Sostenibilità. In modo particolare la produzione di vestiti ha un enorme impatto sull’ambiente: l’industria della moda infatti rappresenta il 10% delle emissioni globali ed è la seconda più inquinante al mondo dopo quella dei combustibili fossili.  Il 20% dei rifiuti per il packaging viene dall’industria tessile e la tintura dei vestiti è la seconda causa di inquinamento dell’acqua al mondo. A peggiorare ulteriormente la situazione c’è l’esplosione del Fast Fashion, ossia la moda a basso costo che spinge i consumatori a comprare più di quanto serve e si finisce ad utilizzare i vestiti molto meno di quanto effettivamente potrebbero essere usati. Basti pensare che, secondo una ricerca, un capo di abbigliamento viene utilizzato in media sette volte dal momento in cui viene comprato a quando finisce in discarica, mentre invece il numero di volte che si dovrebbe indossare un capo di abbigliamento per poter dire di averne ammortizzato il costo ambientale è trenta.

Per giungere ad una moda di lusso sostenibile, i brand dovranno attuare processi produttivi che garantiscano prodotti sostenibili e all’altezza delle necessità e dei gusti contemporanei. La sostenibilità di un brand si basa sulla trasparenza a livello produttivo, sull’analisi dei suoi impatti nella produzione, sulla presenza nella catena del valore, sull’etica verso i dipendenti e sulla qualità della manodopera.

Nel settore della moda del lusso ci sono molti brand che stanno investendo nella sostenibilità, da diverse stagioni a questa parte e stanno cambiando alcune metodologie di produzione, sperimentando collezioni più etiche e carbon free, eliminando quasi del tutto l’impiego di pellicce animali e impegnandosi per smaltire in modo sostenibile gli scarti. In modo particolare il marchio sostenibile per eccellenza è Stella McCartney. La stilista dal 2011, anno di fondazione del suo brand, è diventata l’apripista dei marchi di lusso sostenibili. Basti pensare alla sfilata autunno inverno 2022/2023: il 67% della collezione è realizzata con materiali sostenibili. Protagoniste le sneaker più sostenibili mai realizzate dal brand, ottenute da un mix di materiali riciclati, riconvertiti a base biologica. Stella McCartney utilizza molto il cotone biologico, un materiale riciclabile ma anche biodegradabile, ed Econyl, un nylon proveniente dal riciclo di plastica e reti da pesca. Usa anche un materiale proveniente da foreste certificate, simile al Tencel.

L’iniziativa della sostenibilità con il riciclo dei vestiti usati ha riscosso molto successo e molti marchi più piccoli e meno conosciuti hanno aderito al progetto. Alcuni di loro attuano già degli sconti per un numero definito di capi portati in negozio di qualsiasi genere e marca. Un fenomeno in crescita è infatti l’economia dell’usato, dove i consumatori hanno già dimostrato di appoggiare in maniera positiva l’iniziativa. La testimonianza è data dal successo di Vinted, sito di vendita online con sede in Lituania per l’acquisto, la vendita e lo scambio di articoli nuovi o di seconda mano, principalmente abbigliamento ed accessori. L’azienda è stata creata nel 2008 a Vilnius, capitale della Lituania, da Milda Mitkute e Justas. Sicuramente nessuno si sarebbe mai aspettato il successo di questa idea: in poco più di dieci anni, la piattaforma è riuscita ad inserirsi in 13 mercati distinti. Ad oggi, Vinted è uno dei più grandi marketplace internazionali C2C in Europa dedicato all’abbigliamento vintage e all’acquisto di oggetti di seconda mano.

Gli ingredienti fondamentali per la buona riuscita di una sostenibilità nel settore della moda sono: la qualità, la trasparenza e la centralità del cliente. In modo particolare, il potere mediatico di questi brand è fondamentale per mandare un messaggio positivo al consumatore: essere responsabili non significa dimenticarsi dello stile e dell’eleganza che rende speciali i diversi marchi con i propri prodotti di punta, ma è fondamentale per salvaguardare l’ambiente soprattutto in prospettiva futura. L’innovazione è uno dei pilastri base del viaggio verso la sostenibilità.

La ricerca del lavoro nell’era post-pandemia: nuove generazioni e Great Resignation

La ricerca del lavoro nell’era post-pandemia: nuove generazioni e Great Resignation

Torniamo indietro di qualche anno a quando la pandemia e le mascherine erano solo scene da film, l’idea di smart-working non era ancora entrata nelle nostre teste e recarsi a lavoro in ufficio era consuetudine giornaliera. Da allora molte cose sono cambiate nel giro di poco tempo. D’altronde un evento imprevisto e così dirompente non può che sconvolgere l’equilibrio a cui eravamo abituati. Trascorsi poco più di due anni dall’inizio dello stato di emergenza possiamo dire che si è assistito a una trasformazione progressiva non solo a livello aziendale ma anche sociale. Se da un lato le organizzazioni hanno dovuto adattarsi alle nuove esigenze, implementando nuove tecnologie e sistemi informatici, dall’altro si sono ridimensionate le priorità e i bisogni individuali.

Le conseguenze di tali cambiamenti sono visibili in diversi ambiti tra cui quello della gestione e ricerca del personale. Se la maggior parte dei dipendenti si è dimostrata favorevole a forme ibride in cui si alternano giorni di lavoro in presenza e altri da remoto, pensare di impiegare il personale sempre e solo in ufficio, oppure optare per una modalità di lavoro 100% a distanza, potrebbe scontentare una parte significativa della propria forza lavoro. (cfr. Alight Solutions). Ciò che è richiesto, oggi, è una flessibilità che permette di poter migliorare l’equilibrio vita-lavoro e le proprie prerogative personali.

Si è entrati nella così detta Great Resignation, iniziata negli Stati Uniti nel 2021, ed ora presente anche in Italia. Si tratta di un boom generale di dimissioni volontarie dovute a diverse cause tra cui la ricerca di uno stile di vita migliore e condizioni economiche più soddisfacenti. Nel nostro Paese, stando a quanto riportato dall’Aidp (associazione italiana direzione personale) il fenomeno interessa il 60% delle aziende e tra i settori più coinvolti ci sono quello informatico-digitale (32%), produzione (28%) e marketing e commerciale (27%). Le persone che intraprendono questa strada sono per lo più Millenials e giovani appartenenti alla generazione Z che cercano un impiego tale da poter soddisfare le loro esigenze e che sia in linea con i loro valori. Se in passato si ambiva principalmente al così detto “posto fisso”, adesso le aziende devono sapere comunicare con i loro dipendenti e tenere in considerazione nuovi elementi nel processo di selezione e reclutamento del personale. Ciò ha un riscontro rilevante nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel mercato, in particolar modo per i più giovani che cercano un impiego e per i datori di lavoro a cui è richiesto un interesse più profondo nei confronti dei propri collaboratori.

Secondo il già citato studio condotto dal Alight Solution intitolato “l’Era dell’HR Agile”, per la generazione Z e i Millenials sono 4 i fattori che determinano l’individuazione dell’impresa ideale:

  • Cultura aziendale allineata ai valori personali
  • Possibilità di ottenere lavoro ibrido
  • Accesso a un percorso formativo e di crescita (per il 30% è essenziale), anche nell’ottica di un possibile cambio di lavoro (il 25% lo mette in conto) e possibilità di far carriera (il 49% è disposto a licenziarsi in assenza di prospettive)
  • Trasparenza salariale (il 48% lo richiede)

Il motivo per cui ultimamente si è assistito ad un aumento delle dimissioni da parte dei giovani impiegati può derivare dal fatto che spesso le aziende non sono riuscite ad intercettare questi trend trascurando i desideri di autorealizzazione e di crescita personale.

Una delle sfide più ardue che gli HR si troveranno ad affrontare sarà proprio quella di riuscire ad attrarre e trattenere i talenti partendo da un’approfondita analisi della situazione organizzativa. E’ necessario sapere realmente ascoltare i dipendenti, chiedersi se ciò che fanno sia in linea con i loro ideali e rafforzare valori, quali fiducia, comprensione e senso di appartenenza. Inoltre, essere in grado di valorizzare il loro operato è essenziale per creare un senso di soddisfazione personale.