Transizione 4.0: le novità fiscali per le imprese

Transizione 4.0: le novità fiscali per le imprese

Spinte dal recente piano di Recovery stanziato in ambito europeo, le nuove disposizioni della Legge di Bilancio 2021 sono seguite alle iniziative del Governo in materia di innovazione aziendale che nel corso degli anni hanno consentito a molte aziende di poter investire accedendo ad importanti risparmi fiscali per l’acquisto di asset materiali e immateriali per la modernizzazione di quei macchinari particolarmente adatti a realizzare l’informatizzazione dei dati di produzione attraverso i più recenti protocolli tecnologici.

Per ciò che concerne il quantum finanziario stanziato, stiamo parlando di circa 24 miliardi di Euro riferibili alle iniziative annoverabili tra quelle prima identificate con l’appellativo “Industria 4.0”, adesso diventato “Transizione 4.0”.

Le principali materie attorno alle quali ruotano gli investimenti sono: beni strumentali materiali, beni immateriali, Ricerca, Sviluppo, Innovazione Tecnologica e Design. La principale forma di incentivo è costituita, già dallo scorso anno, dal credito d’imposta, con aliquote differenziate a seconda del bene acquisito. In particolare, è introdotta un’aliquota superiore a quella prevista nel 2020 (dal 40% dello scorso anno si è passati ad un’aliquota del 50%) oltre a un aumento del tetto complessivo di spesa ammesso. Oltre a ciò, si segnala la possibilità di compensare i debiti fiscali a partire dallo stesso anno fiscale dell’investimento (lo scorso anno era infatti previsto di usufruire del credito in compensazione a partire dal periodo di imposta successivo a quello in cui venivano effettuati gli investimenti), e la fruizione degli stessi è ora consentita nell’arco di tre anni (invece che cinque come nello scorso anno).

Come precisato dai commenti alle nuove iniziative messe in pista, sono due i pilastri su cui si fonda la ratio delle recenti evoluzioni normative. Il primo, più noto, e per cui dal 2020 viene utilizzato lo strumento fiscale del credito d’imposta e negli anni prima quello dell’iperammortamento, consiste nella spinta che si vuole garantire non solo per il ricambio degli asset strumentali con quelli di più recente generazione, ma anche quello di assicurarsi un piano di connessione e comunicabilità tra gli asset e i sistemi informativi di fabbrica, con cui sfruttare la pienezza del dato, con l’ambizione di garantire organicità e accuratezza delle informazioni. Il secondo è quello di garantire, nonostante il clima di instabilità dell’ultimo anno per via dell’emergenza sanitaria, “stabilità e certezza della misura” dato che di anno in anno si è dovuto purtroppo constatare un certo spaesamento tra gli imprenditori visto che, in vista dei periodici stanziamenti dei budget per gli anni successivi, desiderano programmare con congruo anticipo le iniziative di investimento tecnologico ma le proroghe in passato erano confermate solo verso la fine dell’anno.

A sorprendere, e per fortuna positivamente, è appunto la previsione di estensione delle norme per investimenti che possono essere effettuati fino giugno 2023 (attraverso il versamento dell’acconto del 20% entro il 31 dicembre del 2022).

Se però la realizzazione degli investimenti sostenuti non è assorbita da un’adeguata cultura digitale interna all’azienda, il rischio è quello di limitare lo sforzo a un mero acquisto di strumenti tecnologici nuovi non opportunamente sfruttati. MAS è impegnata ormai da diversi anni in questo fronte, ne ha seguito le evoluzioni ed ha partecipato, mettendosi di fianco alle imprese, ai piani di ammodernamento tecnologico, progettandone la sua adattabilità e fattibilità in termini funzionali e architetturali nei confronti di imprese di piccole e medie dimensioni, sia nei confronti di realtà molto strutturate e complesse, aggiornando gradualmente le pratiche in funzione delle novità normative che di volta in volta sono intervenute nel corso degli anni.

Smart Working: gli strumenti che ottimizzano la produttività aziendale

Smart Working: gli strumenti che ottimizzano la produttività aziendale

Molte aziende sono state costrette ad adottare in tempi molto brevi lo smart working, a causa dell’emergenza Coronavirus che l’Italia ha dovuto fronteggiare nel corso degli ultimi mesi. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali definisce lo smart working (o lavoro agile) come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. Molti si aspettavano che questa modalità di esecuzione del rapporto di lavoro venisse utilizzata dalle aziende soltanto nel periodo più critico del lockdown, ma così non è stato. Centrale nella fase della piena emergenza, lo smart working sta continuando a fare da perno anche alla “Fase 2” che sta riguardando il paese.

 

Strumenti tecnologici per lo Smart Working

Esistono ormai numerosi software e tecnologie che facilitano lo smart working ed orientarsi fra questi non è facile. L’obiettivo primario di questi strumenti tecnologici è quello di stabilire una connessione tra persone “remote” per agevolare la condivisione e lo svolgimento dei processi lavorativi, per distribuire e condividere documenti e informazioni in modo immediato e soprattutto sicuro. Quando si parla di tecnologie per lo smart working si fa riferimento sia alle piattaforme software sia ai device utilizzati o messi a disposizione dall’azienda. Per ottimizzare i processi operativi è necessario che le aziende utilizzino piattaforme dotate di una serie di funzionalità che consentano alle persone di svolgere la propria attività in team nel modo più efficace possibile, mediante videoconferenza e messaggistica istantanea, ma anche tramite condivisione di contenuti, possibilità di lavorare contemporaneamente sugli stessi file, evidenziando quali siano i task prioritari e così via.

Il mercato offre ormai una gamma molto ampia di piattaforme specializzate, di seguito raggruppate per funzione-obiettivo:

  • Cloud Storage (Google Drive, Dropbox, One Drive…)
  • Software per VoIP (Skype, Google Duo…)
  • Software per Videoconferenze (Google Meet, Zoom, Whereby…)
  • Software di Collaboration (Teams, Facebook Workplace…)
  • Software per Project Management (Asana, Trello, Teamwork…)
  • Software Remote Desktop (Team Viewer, AnyDesk…)

 

Microsoft Teams, piattaforma in crescita

Teams è l’hub di collaborazione di Microsoft che aiuta il tuo team a gestire in maniera ottimale il lavoro di gruppo da remoto, gestendo le comunicazioni in unica piattaforma, creando un ambiente di collaborazione all-in-one semplice ed intuitivo. Microsoft Teams è un esempio, già molto diffuso, di strumento cloud di collaborazione per lo smart working, dal momento che consente di comunicare, organizzare meeting ed eventi live, collaborare e condividere file e app in sicurezza, tutto in un unico luogo virtuale.

La sua interfaccia offre le seguenti funzionalità:

  • Chat: permette di comunicare con il team e rimanere sempre aggiornato grazie alle funzionalità di chat e ricerca.
  • Videochiamate: permette di incontrare da remoto tutto il team con videochiamate e chiamate audio tra due persone o in gruppo, con la possibilità di condividere lo schermo o specifici tab.
  • Spazio di archiviazione dei documenti: ottieni spazio di archiviazione di file del team e spazio di archiviazione di file personali.
  • Collaborazione con Office 365: permette di collaborare usando le applicazioni di Office preferite, tra cui Word, Excel, PowerPoint e OneNote, integrando al suo interno anche il calendario di Outlook e funzionalità kanban per la gestione di progetti (Planner).

Teams consente a singoli team/uffici di organizzarsi e collaborare nei i vari scenari aziendali:

  • Team:sono una combinazione di persone, contenuti e strumenti intorno a vari progetti e obiettivi all’interno di un’organizzazione.
  • Canali:sono sezioni dedicate all’interno di un team allo scopo di mantenere le conversazioni organizzate su specifici argomenti, progetti, discipline ecc. I file che vengono condivisi nel canale vengono archiviati in SharePoint.

 

Un tassello nel mosaico della digital transformation

Il punto di forza principale di questo genere di prodotti è che si tratta di piattaforme all-in-one che permettono di integrare facilmente altre applicazioni al loro interno. Spesso sono customizzabili a seconda delle varie esigenze e permettono alle aziende di sfruttare un “cruscotto” di lavoro dal quale è possibile monitorare e svolgere praticamente tutte le attività quotidiane. Si tratta infatti di strumenti informatici in costante aggiornamento (Microsoft, ad esempio, ha di recente presentato una serie di nuove funzionalità che verranno implementate nel corso dei prossimi mesi con lo scopo di rendere le interazioni virtuali più naturali e più coinvolgenti dal punto di vista umano. I dettagli di queste nuove funzionalità sono visibili al seguente link).

Mas Management Network offre servizi di formazione e consulenza per le aziende che necessitano di essere supportate nella transizione verso questi nuovi strumenti, in un ottica più generale di digital transformation che deve giocoforza comprendere anche cambiamenti organizzativi, una certa consapevolezza delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie ed un piano per implementarle (digital strategy), nonché il rinnovamento della cultura aziendale e dei metodi di lavoro.

Industria 4.0 e incentivi 2020

Industria 4.0 e incentivi 2020

L’Industria 4.0 si estende oggi a tutti i livelli aziendali, generando la necessità di cambiamenti organizzativi, di processi e di funzioni sotto il segno della Digital Transformation. Questo percorso, iniziato ormai già da qualche anno e comprendente iniziative del governo volte ad incentivare la trasformazione tecnologica delle imprese (sottoforma, fino allo scorso anno, di super e iperammortamento), è destinato a continuare anche nel 2020, sebbene con modalità leggermente diverse.

Ad esempio, come previsto dall’ultima Legge di Bilancio per il 2020, l’acquisto di nuovi macchinari digitali ed interconnessi al sistema informatico di fabbrica, unitamente ai software che ne permettono il funzionamento, invece che con l’iperammortamento degli anni scorsi viene oggi agevolato con un credito d’imposta: esso si può applicare agli investimenti effettuati nel 2020 (oppure, similmente ai precedenti periodi d’imposta, ad investimenti effettuati entro il 30 giugno 2021, a condizione che l’ordine risulti accettato dal fornitore entro il 31 dicembre di quest’anno, e con il pagamento di un acconto di almeno il 20% del costo totale).

A quanto sembra, è destinata a rimanere una divisione delle quote incentivabili a scaglioni d’investimento per i beni compresi nell’allegato A della legge 232/2016: credito d’imposta del 40% fino a 2,5 milioni di euro e del 20% oltre tale ammontare, sino ad un massimo complessivo di 10 milioni di euro. Di fatto le differenze sostanziali col precedente regime di benefici sono minime, almeno fino a questa cifra, cambiando solo le modalità di ripartizione pluriennale.

Al di là però dei benefici economici immediati, il tema dell’Industria 4.0 abbraccia un perimetro d’azione molto ampio, non limitandosi solo all’ammodernamento degli impianti produttivi ed ai sistemi informativi per l’interconnessione, bensì si propone anche di modificare il modo in cui le aziende generano, raccolgono ed utilizzano dati, ottenendo informazioni utili e prendendo di conseguenza delle decisioni che possono avere un grosso impatto sull’operatività, in particolare per il raggiungimento di un soddisfacente livello di maturità digitale a tutto tondo, riguardante l’intera struttura aziendale nel suo complesso; poiché è in questa direzione di completa integrazione che si sta muovendo il mondo delle imprese manifatturiere.

Di concerto con lo sfruttamento di strumenti informatici sempre più avanzati, in ottica 4.0 è bene che le imprese rimangano al passo anche innovando e migliorando i processi di lavoro, gli assetti organizzativi e le scelte direzionali in modo coerente, allo scopo di raggiungere appunto una quanto più possibile completa ed efficiente integrazione digitale. L’implementazione di una precisa digital strategy che possa coniugare politiche di innovazione con la valorizzazione del know-how, anche di tipo tradizionale, e del talento, appare dunque come il viatico principale per imboccare la strada del miglioramento continuo, in sinergia con le nuove tecnologie adottate. Beneficiare degli incentivi di Industria 4.0, verosimilmente guidati da esperti del settore, è sicuramente un primo passo verso tale direzione di innovazione e cambiamento.

Il vero costo dell’innovazione 4.0

Il vero costo dell’innovazione 4.0

L’innovazione 4.0 è la corsa all’oro degli ultimi anni, con le aziende che cercano i software e le tecnologie più recenti da implementare, alla ricerca di un vantaggio competitivo sia operativo sia nei confronti del mercato. Tuttavia, con l’obiettivo di massimizzare le prestazioni operative e ridurre al minimo gli sprechi, c’è una componente tecnologica che spesso viene tralasciata: il capitale umano.

Le persone, di fronte alle novità, si distinguono in due grandi categorie: coloro i quali cercano e apprezzano il cambiamento e quelli che lo rifiutano totalmente; quest’ultima categoria è ovviamente la più comune, non solo in coloro che sono più prossimi alla tanto agognata pensione, ma anche tra i giovani che cercano di scalare la piramide aziendale progetto dopo progetto. L’innovazione, mascherata da nuovo software, tecnologia, processo, best practice o teoria filosofica, porta con sé il cambiamento come componente fondamentale. Questo è il motivo per cui ogni progetto di implementazione innovativo dovrebbe tenere conto della gestione del cambiamento e dei suoi impatti organizzativi.

Un’innovazione è “l’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi”. Innovare vuol dire quindi introdurre modi diversi di fare le cose e di pensare. Quindi, innovare, in una qualsiasi organizzazione significa cambiare il modo in cui le persone fanno il proprio lavoro e il modo in cui pensano al proprio lavoro, o al loro atteggiamento e ai loro obiettivi di carriera. Tutto questo, ça va sans dire, è più facile a dirsi che a farsi.

Durante la valutazione di un nuovo progetto, le aziende tendono a prendere in considerazione l’investimento finanziario iniziale e le successive riduzioni dei costi e/o maggiori ricavi e margini, trascurando la variabile umana. L’innovazione ha un suo costo intrinseco, cioè affrontare un cambiamento, cosa sempre stressante e più o meno difficile a seconda della cultura e dei valori individuali e organizzativi. D’altro canto, l’innovazione dovrebbe essere vista come un’opportunità per migliorare le skill (soft e non) delle persone, rivedere i processi aziendali e promuovere una cultura di gestione del cambiamento nell’intera organizzazione.

Ma quali sono le alternative disponibili? La prima, e forse peggiore, è rifiutare completamente l’innovazione e sperare di sopravvivere in un’economia in continua evoluzione. La seconda, più comune, è accettare il cambiamento e l’innovazione, ma sperando che un investimento finanziario costringa l’organizzazione a evolvere in qualche modo. La terza, e più preferibile, è quella di abbracciare l’innovazione, sviluppando una forte capacità di gestione del cambiamento e considerando il capitale umano come un pilastro fondamentale per le attività di project management.

Qual è il rovescio della medaglia? Come affermato nel modello “ASA” di Benjamin Schneider:

  • le persone sono attratte da organizzazioni i cui membri sono simili a loro stessi in termini di personalità, valori, interessi e altri attributi;
  • le organizzazioni hanno maggiori probabilità di selezionare coloro che possiedono conoscenze e abilità simili a quelle possedute dai loro membri esistenti;
  • col passare del tempo, coloro che non si adattano bene hanno maggiori probabilità di andarsene.

Ogni progetto (o processo) innovativo farà allontanare alcune persone e ne attirerà altre. Questo è di per sé uno degli aspetti più importanti dell’innovazione: costringe l’organizzazione a cambiare la propria cultura, ad evolversi e ad adattarsi ad una nuova dimensione di sé.

Per concludere, nella valutazione di qualsiasi progetto/investimento innovativo, le aziende non dovrebbero dimenticare i costi legati a cambiamenti stressanti e la funzione HR dovrebbe essere pronta a reagire e guidare l’organizzazione nella giusta direzione, perché i benefici dell’innovazione sono infiniti e stare fermi non è più un’opzione disponibile.

 

BIBLIOGRAFIA

  • “ASA model (Attraction-selection-attrition)” tratto da “People make the place” di Benjamin Schneider (Personnel Psychology, 1987).
Vincenzo Morello

Vincenzo Morello

Consulente MAS

Si occupa di Operations, Digital Innovation e Project Management nell’ambito di programmi di innovazione aziendale nei settori del fashion, del lusso e della produzione manifatturiera. Precedentemente si è dedicato ad attività di integrated reporting ed ha occupato posizioni di responsabilità nel settore retail/commerciale del mercato Fashion. E’ laureato in Business Administration presso l’Università degli studi di Padova.
Innovation & Technology al Politecnico Calzaturiero

Innovation & Technology al Politecnico Calzaturiero

Il mercato italiano è unico in termini di creatività e patrimonio di conoscenze, soprattutto in settori come quello del Fashion e dell’abbigliamento e calzature di lusso. Tuttavia le aziende ormai agiscono sempre più in uno scenario digitale. Come possono preservare l’unicità del loro marchio in tale scenario? Come far fruttare le competenze tradizionali nel mondo informatizzato? Come ottimizzare i processi di sviluppo creativo e di produzione con il supporto degli strumenti digitali?

A queste ed altre domande si è cercato di rispondere durante il seminario “Innovation & technology: PLM nell’industria del Fashion”, ospitato mercoledì 10 aprile nella sede del Politecnico Calzaturiero e che ha visto partecipare importanti realtà imprenditoriali del settore quali Lotto e Christian Louboutin assieme ad altre a servizio dell’industria (hanno avuto modo di presentare i loro prodotti Centric, focalizzato sul suo pacchetto PLM, 3D Excite e SolidWorks per le applicazioni software 3D, Nuovamacut con esempi reali di stampa tridimensionale su periferiche HP), compresa la presenza di MAS in veste di co-organizzatori.

Mauro Tescaro - Direttore del Politecnico CalzaturieroNell’introduzione di Mauro Tescaro, direttore del Politecnico Calzaturiero, oltre ad una presentazione delle attività formative e didattiche dell’istituto, sono state sottolineate le linee guida del dibattito: cercare di scoprire come la tecnologia e l’innovazione possano servire il Made in Italy per competere nel mercato globale valorizzando le singole abilità creative e produttive. Una nutrita platea di astanti, composta perlopiù da manager e tecnici di aziende venete (sia multinazionali del fashion con presenza locale, sia PMI che operano nella filiera del lusso), ha potuto quindi dapprima verificare le funzionalità particolari di pacchetti software al servizio dello sviluppo prodotto e della produzione (gestione distinte base, materiali, accessori, componenti, classificazioni, ma anche prototipi 3D) e poi assistere ai racconti delle esperienze vissute sul campo da chi ne ha già iniziata l’implementazione.

Walter Macorig di MASIn veste di relatore, Walter Macorig ha tenuto un primo intervento sull’ “Importanza del Digital Product Development nell’era 4.0”: in quanto società di consulenza, MAS ha curato numerosi progetti di innovazione sullo sviluppo prodotto e con piattaforme PLM presso importanti marchi della moda, esperienze che hanno permesso di focalizzare alcuni punti di attenzione (ad esempio sull’importanza della progettazione e sulla cura del cambiamento organizzativo, non secondari all’aggiornamento dei sistemi) e fornire degli spunti al pubblico a partire da situazioni reali. Numerose esigenze imprenditoriali nascono infatti da esigenze pratiche: controllo dei costi, aumento dei margini, maggiore velocità, maggiore qualità. Per questo sono risultati particolarmente interessanti i racconti delle effettive esperienze progettuali nei successivi due interventi, relativi a importanti realtà che operano in mercati diversi nel mondo della calzatura, tenuti da Sebastiano Di Camillo di LottoStonefly e Tito Simone di Christian Louboutin, i quali hanno delineato gli impatti delle implementazioni tecnologiche nelle loro aziende e le modalità con cui li hanno gestiti. Nell’ultima parte del seminario ci si è invece calati a scandagliare le possibilità di applicazione di un software PLM e i suoi relativi benefici, grazie alla presentazione puntuale di Silvano Joly di Centric della loro soluzione.

Considerate le reazioni del pubblico, si è potuta avere la conferma che si tratta di temi molto sentiti e all’ordine del giorno: il grande vantaggio di eventi come questo è poter raccogliere le esperienze sul campo di aziende che credono nell’innovazione digitale, stanno sviluppando progetti e si trovano così ad affrontare problemi simili a quelli di molte imprese del territorio. I sistemi Digital oggi non sono solo sviluppo prodotto, ma anche vendite, marketing, approvvigionamenti e integrazioni di filiera, analisi dei dati, sistemi di collaborazione e quant’altro. Ma ad ogni modo, anche dai casi studio emersi è stato confermato come i progetti di innovazione siano strategici in questo momento storico, e come non si tratti solo di mere introduzioni di strumenti tecnologici, quanto piuttosto di strategie di profonda trasformazione organizzativa.