Gestire l’eredità culturale d’impresa con gli Archivi Digitali

Gestire l’eredità culturale d’impresa con gli Archivi Digitali

Negli ultimi anni si registra un crescente interesse ed una nutrita letteratura specialistica riguardo alla gestione delle informazioni relative alla preservazione dell’eredità culturale d’impresa, specialmente nei settori in cui questo tema è maggiormente sentito (brand e marchi storici, manifattura di alta qualità, prodotti artistici o legati al mondo della creatività, della moda e del fashion). L’eredità culturale può essere definita come il retaggio di artefatti tangibili o intangibili relativi ad un gruppo sociale, che viene tramandato dalle generazioni del passato a quelle di oggi; non solo una questione di prodotto, quindi, ma anche di tradizioni estetiche e di gusto in senso lato, di progetti e ricette, di pubblicità e slogan, di mode e tendenze storiche.

In questo senso si è mossa anche l’Unione Europea, attivando nel recente passato un gran numero di progetti su larga scala per intervenire sugli aspetti della cultura storica d’impresa e per incentivare le aziende del vecchio continente ad interessarsi ed a sviluppare questa tematica all’interno della propria realtà di lavoro specifica, e cercando così di calare i princìpi teorici dell’eredità culturale in attività concrete per creare valore (si pensi, a titolo esemplificativo, ad iniziative come Europeana, C.h.e.s.s., Emotive Project, Cross-cult ecc.). L’Italia, a livello nazionale ma soprattutto tramite progetti e bandi regionali, si è presto allineata a queste direttive, creando opportunità per la realizzazione di lavori sulla cultural heritage delle imprese, anche mediante finanziamenti ad-hoc.

In tale contesto, uno dei principali punti di attenzione è costituito senza dubbio dalle innovazioni tecnologiche in campo digital, in grado di creare sinergia tra le componenti di know-how tradizionale, archivi fisici storici e nuove modalità di fruizione di contenuti, sia a livello di marketing che di processi produttivi, sia all’interno che all’esterno del perimetro d’azienda. Database, cloud, automazioni, applicazioni informatiche di ultima generazione e soprattutto strumenti per la gestione delle informazioni e degli asset digitali (chiamati DAM, ovvero Digital Asset Management) sono oggi ad un livello tale da permettere un profondo sfruttamento di ogni tipo di istanza storico-culturale anche per singole realtà imprenditoriali che ritenessero utile valorizzare la propria eredità peculiare.

Com’è intuibile, al centro di queste attività si inserisce il tema degli Archivi Digitali: la situazione di avere un archivio di materiale storico da censire, poter ritrovare e sfruttare è tipica di ogni impresa che porti con sè un bagaglio culturale che può identificarne il marchio, plasmarne la percezione all’esterno e testimoniare una tradizione di eccellenza; molto spesso ciò prende il via a partire dalla presenza di un magazzino contenente oggetti storici (vecchi prodotti, manufatti, semilavorati, ma anche progetti, documentazione tecnica e amministrativa, fatture o addirittura semplici fotografie, riviste, brochure e pubblicità) che vanno digitalizzati.

Questo genere di progettualità per la valorizzazione dell’eredità culturale necessita, oltre ad una decisa spinta a livello dirigenziale (il tema è sempre più avvertito come importante anche in realtà medio-piccole), anche la partecipazione di figure competenti interne ed esterne all’azienda, impegnate il più delle volte a livello interdisciplinare, nonché di strumenti tecnologici e informatici adeguati. Collaborano così in un frame di lavoro esperti di gestione delle informazioni, archivisti, specialisti di nuove tecnologie, tecnici di settore e addetti al marketing ed al customer service.

Si tratta quindi di progetti complessi dal punto di vista dell’organizzazione dei lavori, sovente continuativi nel tempo (un archivio digitale acquisisce valore se mantenuto ed aggiornato, e non dovrebbe mai essere considerato un’attività una-tantum), che hanno però le potenzialità per essere sfruttati anche nel futuro, soprattutto in epoca di dominio dei media e delle comunicazioni, configurandosi così come investimenti vincenti nel medio termine.

Le opportunità non mancano: al business che guarda lontano non rimane che coglierle per perseguire i propri obiettivi strategici in ambito digitale.

DigitalMeet 2018: tradizione Fashion e innovazione digitale

DigitalMeet 2018: tradizione Fashion e innovazione digitale

E’ da poco terminata la rassegna di incontri DigitalMeet 2018, il più grande festival italiano sull’alfabetizzazione digitale per cittadini e imprese, che per il sesto anno consecutivo ha proposto centinaia di appuntamenti, conferenze e workshop dedicati alle nuove tecnologie digitali, con la presenza di circa 400 ospiti esperti in materia.

Il dibattito sulle nuove tecnologie applicate al settore Moda ha avuto luogo giovedì 18 ottobre, presso la sede del Politecnico Calzaturiero di Vigonza (Pd), all’incontro intitolato “Tradizione Fashion e innovazione digitale”, con la partecipazione di un pubblico composto da studenti, dipendenti, imprenditori e semplici appassionati, oltre che naturalmente di esperti del settore in veste di relatori. L’incontro è stato preceduto da una visita ai laboratori dell’Istituto: tra nuovissime stampanti-3D all’opera, archivi digitali avanzati e qualche spiegazione teorica, si sono potute cogliere molte delle potenzialità relative a ricerca, progettazione e manifattura del prodotto scarpa.

Moderata da Walter Macorig di MAS management network, la tavola rotonda ha poi affrontato, mediante un approccio aperto al dialogo con tutti i presenti (chiamato BoF – birds of a feather), molte delle tematiche tecnologiche e comunicative che risultano critiche nei processi di innovazione e digitalizzazione aziendale: dall’integrazione di filiera produttiva alla valorizzazione degli archivi di prodotto, passando com’è d’obbligo per una riflessione circa i nuovi canali di vendita aperti dall’e-commerce ed il corrispondente cambiamento nel comportamento e nelle abitudini degli acquirenti.

 

A far la parte di relatori sono state diverse figure professionali del mondo del Fashion, dei settori industriali legati alla manifattura di alta qualità, della formazione e della consulenza tecnologica alle imprese nonché della comunicazione aziendale e delle risorse umane. Hanno infatti condiviso il loro prezioso punto di vista: Mauro Tescaro, Direttore del Politecnico Calzaturiero, promotore di un sistema integrato per la progettazione svolto in collaborazione con numerosi calzaturifici della Riviera del Brenta; Rosanna Fornasiero, ricercatrice del CNR ed esperta di nuove tecnologie industriali, organizzazione aziendale e digitalizzazione nel settore Moda; Riccardo Capitanio in rappresentanza di Federmoda ed esperto del campo retail; Adalberto Osti (RES recruitment), da anni attivo nella selezione di personale ed in particolare di alti profili di competenza per il Fashion; Daniele Stella, CIO di Rossimoda e Massimo Coppola, Amministratore Delegato della camiceria Belmonte, specialisti dei nuovi canali distributivi e di supply chain; infine Lidia Zocche del Comune di Schio (Vi), responsabile dell’Archivio Lanerossi.

Tra gli aromenti affrontati è interessante segnalare alcuni temi ricorrenti che hanno animato il dibattito (anche grazie all’utilizzo in sala del sistema Sli.do di smart messaging in tempo reale tra relatori ed astanti, imbastito dagli studenti del corso di Marketing Digitale dell’Università IUSVE presenti): in primis naturalmente il gettonatissimo e-commerce, visto in senso allargato come generatore di nuovi canali di vendita ed innovatore dell’esperienza di acquisto (senza dimenticare il nuovo ruolo ricoperto dai punti vendita fisici). Inoltre si è parlato del supporto che la digitalizzazione può fornire all’integrazione della filiera e alla co-progettazione a distanza, dell’approccio della classe imprenditoriale nostrana alle nuove tecnologie ed i conseguenti investimenti in tal senso, e del problema collegato dell’individuazione di quali figure dirigenziali devono ed hanno le competenze per prendere decisioni di questo tipo. Infine, un breve excursus sulla storia dell’archivio Lanerossi e sulle modalità attuate per valorizzarlo non solo dal punto di vista museale, ma anche come supporto all’ideazione di prodotto ed alla produzione.

Convinti di un impegno sempre maggiore a supporto dell’innovazione aziendale e soddisfatti per la riuscita di questa edizione del DigitalMeet, a noi di MAS non rimane che darvi appuntamento al prossimo anno.

Industria 4.0 per i processi aziendali nel settore Fashion

Industria 4.0 per i processi aziendali nel settore Fashion

Soluzioni innovative finalizzate a migliorare i processi delle aziende del settore Fashion, in particolare per il comparto Calzaturiero, sono state presentate e discusse nel corso di un incontro che ha coinvolto STIIMA – CNR (Istituto di Sistemi e Tecnologie Intelligenti per il manifatturiero Avanzato), Politecnico Calzaturiero, Lui&Associati, SATEF Veneto e MAS management network, svoltosi lo scorso 20 settembre presso il Museo di Villa Foscarini-Rossi di Stra (Ve).

Molti i temi sviluppati durante i vari interventi, legati tra loro dal filo conduttore dell’innovazione tecnologica e digitale a supporto delle attività imprenditoriali ed in linea con i piani d’intervento, ormai in sviluppo da qualche anno, di Industria 4.0: processi di Manutenzione, soluzioni IOT (Internet-of-things), gestione della Sicurezza, Archivi digitali, Supply chain in ottica sostenibile, vantaggi fiscali legati all’innovazione. Inoltre, due diversi workshop per inquadrare nuovi scenari tecnologici e relative modalità operative attraverso la presentazione di esempi e casi pratici; il tutto con la partecipazione anche del pubblico presente (imprenditori, specialisti e tecnici del settore).

Consulenti MAS relatoriMAS ha avuto modo di intervenire per parlare di opportunità di innovazione e sviluppo nelle realtà aziendali del Fashion, con un duplice obiettivo: informativo (per rendere i partecipanti più consapevoli dei cambiamenti in atto, soprattutto relativamente a processi che coinvolgono nuove tecnologie) e pratico (facendo “vedere da vicino” casi reali di successo). La tematica fondamentale della digitalizzazione è stata presentata partendo dalla panoramica mondiale sulle nuove modalità realizzative in ambito manifatturiero, per poi calarsi nella realtà italiana dei prodotti di qualità, delle attività di ricerca & sviluppo, delle figure manageriali coinvolte e dei loro compiti specifici nello scenario globale dell’innovazione industriale. Un importante focus è stato dedicato specificamente alle tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0, le loro applicazioni e relativi vantaggi, mediante l’esemplificazione di un progetto effettivamente realizzato, chiamato “Atelier 4.0”.

E’ stato inoltre approfondito un tema su cui converge in particolare l’interesse del Politecnico Calzaturiero, quello degli Archivi della Moda, visto come leva per valorizzare la storia di un prodotto o di un brand mediante nuovi canali comunicativi e con i mezzi tecnologici che lo sviluppo del digitale mette a disposizione con sempre maggiore facilità.

L’occasione è stata propizia anche per fare il punto sulla situazione italiana relativamente a digitalizzazione, information technology e big data, sottolineando come la cultura aziendale nostrana abbia la tendenza a concentrarsi su aspetti più “classici” legati alla produzione (comunque importanti) e ad un inquadramento manageriale di tipo tradizionale, lasciando così ancora ampi spazi di miglioramento per le nuove tecnologie digitali, le cui opportunità rimangono per buona parte ancora da cogliere.

La rincorsa è già cominciata, ed eventi informativi come questo servono anche a mantenere alta l’attenzione su queste tematiche, oltre che a fornire una base per cominciare ad orientarsi e per poter agire all’interno dei nuovi paradigmi dell’innovazione aziendale: in fondo si tratta di questioni che è bene affrontare per tempo, idealmente facendosi anticipatori d’idee vincenti, per non dover inseguire con ritardo la lungimiranza altrui.

Il valore di Archivi e Musei per i brand del Fashion

Il valore di Archivi e Musei per i brand del Fashion

archivioMano a mano che l’eredità storica di antiche ed importanti aziende del settore della Moda acquisisce importanza, sia nel campo del marketing che in quello creativo proprio degli stilisti, e contemporaneamente all’aumento d’interesse per il vintage, diventa essenziale per ogni brand rinomato la creazione, il mantenimento e la valorizzazione dei propri archivi materiali e digitali.

Un recente articolo pubblicato nella sezione Style del Financial Times a firma Lou Stoppard cerca di fare il punto di una situazione pur in costante mutamento, osservando come al fenomeno dell’archiviazione interna si affianchi la tendenza alla realizzazione di veri e propri musei della moda.

Una risposta alla necessità dei brand di valorizzare la propria originalità attraverso il racconto della propria storia produttiva (a tale riguardo si veda anche  il progetto “Musei impresa”); un racconto che viene narrato mediante collezioni di prodotti del passato, testimonianze tangibili dello stile attraverso gli anni. La storia raccontata tramite gli oggetti.

Nonostante l’archiviazione sistematica a tale fine sia generalmente iniziata con qualche ritardo (tanto che non sempre è possibile risalire ai capi più antichi, e spesso completare collezioni passate significa dover trattare con collezionisti molto ben foniti, a volte più delle aziende stesse), i marchi più lungimiranti sono partiti almeno da un paio di decenni con opere di valorizzazione dell’eredità e della storia del brand attraverso l’archiviazione, la cura e l’esposizione dei propri manufatti del passato.

Fashion Textile Museum - MissoniYves Saint Laurent, tra i primi a comprendere, già negli anni ’60, l’importanza della conservazione delle proprie collezioni, aprirà nel 2017 due ulteriori musei, a Parigi e Marrakesh. L’inaugurazione del Museo Gucci a Firenze è datata 2011, ma cela dietro di sè almeno un ventennio di certosino lavoro di recupero dei capi di abbigliamento, cura e archiviazione, lavoro che continua anche oggi e necessita costante aggiornamento. Così come per l’archivio Missoni, che inoltre proprio quest’anno ha aperto al pubblico la sua mostra “Art Colour” al Fashion and Textile Museum di Londra, per ripercorrere 60 anni di vita del marchio attraverso i processi creativi della Moda italiana. Strada già similmente percorsa qualche anno fa a Milano in occasione del cinquantesimo anniversario della rivista Vogue, contemporaneamente con il lancio del suo archivio digitale on-line.

E non si tratta solo di marketing: la realizzazione di archivi digitali è oggi fondamentale per stilisti e creativi, poiché permette di accedere velocemente alle tendenze del passato allo scopo di fornire ispirazione per idee nuove, mantenendo allo stesso tempo quelle caratteristiche peculiari che, nella storia, hanno sempre contraddistinto il brand.

Museo della Calzatura - Stra (Ve)Per fare ciò, oltre alle attività di recupero degli oggetti e di archiviazione vera e propria, è ovviamente indispensabile il supporto di appropriati sistemi informatici, con un occhio di riguardo alle nuove tecnologie per il web che già permettono una efficace integrazione con gli strumenti pubblicitari e di comunicazione. Questo è un punto fondamentale, suscettibile di continui aggiornamenti, al quale noi di MAS rivolgiamo la massima attenzione.

Il tema dell’archivio materiale e dell’attività museale ci coinvolge non meno di quello digitale: prova ne è che la nostra sede si trova proprio presso il Museo della Calzatura in Villa Foscarini-Rossi a Stra (Ve)!

Convegno Archivi Digitali: Made in Italy – re-use of fashion heritage and new digital perspectives

Convegno Archivi Digitali: Made in Italy – re-use of fashion heritage and new digital perspectives

In questi giorni a Londra si sta tenendo conferenza internazionale presso il V&A Museum in comunione con Europeana Fashion. Obiettivo del convegno analizzare le correlazioni tra gli archivi della moda e la loro condivisione a livello digitale. Europeana Fashion è un consorzio che riunisce 22 partner d’eccellenza tra i più importanti musei pubblici e privati, gli archivi e le collezioni di 12 paesi europei, tra cui Archivio Missoni, Museo della calzatura Rossimoda, Archivio Pitti, Museo V&A, Museo del Traje, Museo Les Arts Décoratifs. L’intento di questo consorzio, che rappresenta le principali istituzioni europee e le principali collezioni nell’ambito della moda, è quella di creare un aggregatore tematico sulla moda, ponendo in particolar modo l’accento sulla qualità e la granularità dei dati, che rifletta la versatilità della moda in quanto mezzo di comunicazione.
Presenti al convegno rappresentati del comparto moda italiano come Luca Missoni – Direttore artistico Archivio Missoni – Isabella Campagnol – Curatrice Archivio Rubelli – Lapo Cianchi – Fodazione Pitti.

Negli ultimi anni un pubblico sempre più ampio ha sviluppato un interesse crescente per i contenuti della moda legati alla ricerca, alla didattica e al tempo libero. L’era digitale, lo sviluppo e la disponibilità di nuove tecnologie hanno fornito nuovi e fondamentali strumenti per permettere a molte istituzioni di affrontare e risolvere i loro diversi problemi, e in particolare:

  • documentare le collezioni in dettaglio, per un uso interno ed esterno, senza la necessità di maneggiare fisicamente le collezioni;
  • aumentare l’accessibilità delle loro collezioni per un pubblico che sia il più vasto possibile, grazie alla digitalizzazione e alla catalogazione.

Internet è diventato la principale fonte di informazioni per il mondo della moda e dell’industria attraverso una vasta gamma di siti web, portali, blog, social network, ecc. La dimensione virtuale è diventata una realtà imprescindibile per la creazione, la diffusione, il consumo e lo studio della moda che richiede di essere esplorato a livello mondiale. La difficoltà di raccogliere e studiare l’enorme mole di conoscenza prodotta all’interno del web è diventata una necessità per lo studio contemporaneo della moda. Tuttavia, vi è una palese mancanza di contenuti strutturati, facilmente reperibili e affidabili. Allo stato attuale, la ricerca di questi materiali digitali è difficile e rischia di diventare ancora più complessa, in quanto i contenuti digitali sulla moda continuano ad aumentare in modo frammentario. Fondamentale dunque risulta sensibilizzare e creare consenso all’interno della comunità della moda per quanto riguarda le migliori prassi in materia di digitalizzazione del patrimonio culturale.

MAS ritiene che i temi affrontati e condivisi nell’ambito del convegno risultino di grande interesse per le aziende del Fashion.